Il carmelitano Tito Brandsma sarà Santo

Sarà canonizzato il prossimo 15 maggio. Il religioso carmelitano fu ucciso nel 1942 nel campo di concentramento di Dachau
Tito Brandsma

Quando pensiamo ai martiri cristiani alla mente ci sovvengono le immagini di Santi che stringono tra le mani la palma.

Hanno il volto giovanile, magari provato dalla sofferenza patita, e ci rimandano ad epoche lontane quando si poteva pagare con la vita la scelta di professare la propria fede. Insomma, quanto di più distante ci possa essere dal viso dal sorriso bonario e lo sguardo incorniciato dagli occhialini tondi di un anziano sacerdote vissuto nel secolo scorso.

Eppure, nel 1984, la Congregazione per le Cause dei Santi promulgava il decreto che riconosceva il martirio di Tito Brandsma, religioso carmelitano morto nel 1942 nel campo di concentramento di Dachau.

L’anno dopo, padre Tito Brandsma veniva proclamato Beato da Giovanni Paolo II. Oggi la Chiesa, riconosciuto il carattere di miracolo alla guarigione di un frate carmelitano avvenuta nel 2004 negli Stati Uniti per sua intercessione, eleva Brandsma agli onori degli altari. Il 15 maggio 2022, invece, ci sarà la Canonizzazione in piazza San Pietro.

Quel decreto del 1984, tuttavia, non narra solo la storia di un uomo ucciso “in odium fidei”, ma ci ricorda quanto attuale sia il rischio per chi sceglie di essere testimone fedele di Cristo.

Certo, non viene più chiesto esplicitamente, come in epoche remote, di rinnegare il proprio credo, ma cos’è per un Cristiano rinunciare – ad esempio – a lottare per la difesa dei diritti delle persone se non rinnegare la propria fede? Gli esempi di religiosi e laici che hanno pagato con la vita questa scelta sono, purtroppo, tanti anche ai giorni nostri in varie parti del mondo.

Dinanzi ad una scelta simile si trovò anche padre Tito. Il frate olandese fu tra i primi a comprendere l’abisso verso cui l’ideologia nazionalsocialista stava spingendo l’Europa intera. Giornalista, professore di Filosofia e Misticismo, nonché rettore dell’Università cattolica di Nimega, Brandsma fu tra i primi in Olanda a prendere posizione contro il trattamento messo in atto in Germania con gli ebrei. Era il 1935.

Il secondo conflitto mondiale era ancora lontano. Padre Tito incarnava alla perfezione un altro spirito troppo spesso riconosciuto solo a figure lontane nel tempo, quello profetico. Anche negli anni successivi non esitò a ribadire la non negoziabilità dei valori cristiani rispetto alla politica condotta da Hitler. Fu questo rigore, come giornalista e assistente ecclesiastico dei giornalisti cattolici olandesi, a condurlo all’arresto da parte della Gestapo.

Nei campi di Kleve e di Dachau non perse il suo slancio umanitario e la sua fede incrollabile, come testimonieranno alcuni compagni di detenzione sopravvissuti ai lager. E come testimonierà soprattutto l’infermiera che il 26 luglio 1942 gli praticò l’iniezione letale: i modi e le parole di quell’anziano sacerdote la turbarono al punto che rimise in discussione la sua vita e riabbracciò la fede cristiana che da ragazza aveva abbandonato ottenebrata dall’ideale nazionalsocialista.

Vito Bentivenga

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