Case di riposo, occhi da vedere

A Poggiomarino da cinque anni un folto numero di volontari fa visita agli anziani nelle case di riposo. Un impegno che non si è fermato neppure con la pandemia ma ha assunto forme diverse.
case di riposo - Poggiomarino
Alcuni momenti vissuti insieme agli anziani, con la partecipazione del vescovo Giuseppe e l’impegno di padre Bruno Montanaro e padre Aldo D’Andria

C’è un mondo che molti non conoscono, una terra di mezzo, un luogo abitato da persone spesso malinconiche che hanno sete di amicizia. Sono le case di riposo dove per vari motivi non è facile accedere.

Qui vi abitano speranze e attese, tempo che non passa mai e ricordi spesso sbiaditi che hanno bisogno di ascolto, musica, canto, dolcini fatti in casa e anche preghiera. 

La voglia di incontrare nasce dallo spirito “Unitalsiano” di alcune persone che cinque anni fa si è fatto carne superando ogni sorta di barriera, anche quelle della richiesta scritta e dei protocolli da rispettare. Tutto nasce casualmente, dalla richiesta di un anziano “ospite” che chiedeva compagnia e preghiera e da lì prende voce l’invito di nostro Signore. Un passo evangelico rimane impresso, è Mt 25,40. Poco importa sapere chi sono stati i primi ad “andare oltre” per interessarsi fattivamente del prossimo.

I primi anni il caro padre Bruno ha seguito insieme ad un’equipe di circa 30 volontari tre case di riposo, per circa due ore a settimana. Il nostro parroco, padre Aldo D’Andria, che ha chiesto di accendere i riflettori con questo articolo si interessa continuamente per quella che considera una missione di una Chiesa in uscita. 

Con la pandemia, ci dicono Antonio e Maria, due volontari della prima ora, siamo riusciti a non spezzare questo legame con loro attraverso dei video messaggi e dei piccoli doni, con l’aiuto di alcuni del personale strutturato sempre disponibile. Anzi il legame è diventato più forte, estendendosi da Poggiomarino a San Giuseppe Vesuviano.

L’obiettivo? Essere il fratello, il figlio, il nipote di colui che è stato messo da parte, portare attraverso la comunità la carezza di nostro Signore. Ci definiamo tutti fratelli e sorelle, perché siamo generati da un solo grembo: Gesù Eucarestia. Il Signore ci ispira le opere di misericordia per aiutare anche noi (tutti noi dobbiamo farci perdonare qualcosa). È tutto merito Suo, noi veniamo molto dopo. Oltre le barriere c’è un modo che aspetta me e te.

Aniello Lettieri

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