Accoglienza, socializzazione, approccio linguistico. Sono i tre elementi base attraverso i quali amministrazioni comunali e scuole del territorio stanno rispondendo alle note del Ministero dell’Istruzione per accogliere i bambini e le bambine ucraine in fuga dal loro paese a causa della guerra, nel segno della solidarietà e dell’inclusione scolastica.
Dopo la prioritaria risposta di soccorso e di prima accoglienza alla quale la comunità dell’Agro nocerino sarnese ha risposto con generosità e solerzia, si è messa in moto la macchina organizzativa di Enti ed istituti scolastici per permettere ai bambini e ragazzi in fuga dalla guerra di proseguire il proprio percorso educativo e formativo presso le nostre scuole.
A Nocera Inferiore è stato siglato un Protocollo d’intesa tra il Comune e le scuole del territorio di ogni ordine e grado. “Un’azione congiunta – la definisce l’assessore alle Politiche giovanili e culturali, Federica Fortino – per rispondere in maniera tempestiva alle esigenze dei bambini, per restituire loro le condizioni minime di normalità e sentirsi accolti dai loro coetanei. Lo abbiamo fatto di concerto con la Protezione civile e la comunità ucraina già presente sul nostro territorio. Con l’Ambito S01-1, abbiamo, inoltre, istituito uno sportello di prima accoglienza per permettere ai profughi in arrivo di registrarsi e manifestare le loro esigenze, tra queste la volontà di far frequentare la scuola ai loro figli”.
Naturalmente il primo ostacolo da superare è quello linguistico, da qui l’esigenza di mediatori che offrano la disponibilità ad affiancare i bambini nelle scuole. “Abbiamo individuato già una decina di volontari di nazionalità ucraina, integrati da tempo sul nostro territorio, che a titolo gratuito presteranno la loro opera e saranno iscritti presso associazioni di volontariato. Sarà il Comune a provvedere alle spese necessarie per le coperture assicurative”.
Scuola e non solo. “Ho contattato le associazioni sportive del territorio – spiega Fortino – in modo da poter garantire, secondo le possibilità, anche delle attività ludiche a questi bambini, nuove occasioni di socializzazione con i coetanei”.
Ci sono, poi, le storie viste da vicino, come quella di Stephan. Sua nonna e i suoi zii abitano in città da anni.
“Stephan è arrivato da noi da una settimana – racconta la professoressa Maria Pia Moccaldi dell’Istituto Comprensivo “Sant’Alfonso” di Pagani –. Per facilitare il suo inserimento abbiamo deciso di fargli frequentare la seconda media insieme al cuginetto. Ci è sembrata la scelta più logica, in modo da offrirgli un riferimento familiare in un contesto nuovo. Stephan parla bene l’inglese e riesce ad interagire con i suoi compagni. È iscritto nel corso musicale. Per fargli seguire le lezioni di chitarra, strumento che ama e sa suonare, la scuola gli ha fornito uno strumento in comodato d’uso. Abbiamo avviato la procedura per l’affiancamento di un mediatore culturale, ma nel frattempo, come abbiamo dimostrato in questi ultimi anni, sappiamo arrangiarci. Con il Consiglio di classe abbiamo deciso di affidarlo a rotazione ad un compagno di classe per i compiti e per destreggiarsi nelle attività quotidiane, in modo, da sapersela cavare in questa nuova realtà”.
La figura del mediatore linguistico non è nuova nelle scuole dell’Agro, come ci racconta Carmen Caliendo, educatrice professionale del Centro per la Famiglia Azienda Consortile Agro Solidale che ha avviato il servizio di Mediazione Culturale nelle scuole primarie e secondarie di primo grado dell’Ambito S01_3.
“Nelle scuole di Sarno, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio e Pagani seguiamo già 66 studenti immigrati di lingua araba e ora ci stiamo adoperando per offrire lo stesso servizio agli studenti ucraini che ne faranno richiesta. La barriera linguistica è il primo ostacolo all’azione educativa della scuola e rimuoverlo servirà a questi bambini per sentirsi meno soli e spaesati”. Il servizio prevede, inoltre, l’affiancamento delle famiglie immigrate nell’accesso ai servizi essenziali e funzionali, dal medico di base al disbrigo di pratiche, agli incontri scuola-famiglia.
Difficile parlare di ritorno alla normalità per questi bambini, ma è bello vedere come le nostre comunità si siano mosse all’unisono in un grande abbraccio.