La Via Crucis di S. Alfonso

Il commento di S. Alfonso sulle stazioni è ancora oggi letto nelle chiese del mondo.

A Pagani è custodito nella Basilica e Convento di S. Alfonso il corpo di S. Alfonso, Vescovo di S. Agata dei Goti, nonché Dottore della Chiesa e patrono dei moralisti e confessori.

Questo straordinario Santo che inizia la sua vita da avvocato e davanti agli intrallazzi della corte si dà a Dio che lo chiama nell’Ospedale degli Incurabili dove faceva il volontario trasforma la lettura di Dio presente nell’uomo di quei tempi in un modo nuovo e coinvolgente.

Egli nella sua umiltà riesce con i suoi numerosi scritti morali, i suoi dipinti, le sue canzoni come “Tu Scendi dalle Stelle” conosciuti e cantati in tutto il mondo a coinvolgere il popolo di allora e per questo è soprannominato il Santo dei Lumi. Camminando nelle stanze che furono disegnate dallo stesso S. Alfonso, non si può che porre lo sguardo sul lungo corridoio al secondo piano dove si trova la sua stanza in cui ha vissuto i suoi ultimi anni di vecchiaia.

Nel corridoio che si affianca alle celle dei confratelli, S. Alfonso pose i quadri delle 14 stazioni della Via Crucis, dove ogni pomeriggio dalle 15,00 in poi seduto sulla sua carrozzella perché ormai non riusciva più a muoversi, si faceva condurre da un confratello per meditare ogni stazione.

I quadri del 700 appartengono ai modelli usuali dell’epoca promossi da San Maurizio ed erano pratiche in vigore promossi dalla pietà popolare dove il Cristo, in questi dipinti è anche legato come ad indicare che la nostra vita, anche nella sofferenza è bloccata dai lacci del demonio, che Cristo riesce a contenere.

I padri Redentoristi promuovevano questa via crucis con i 14 giorni di predicazione e spesso come era soliti in quei tempi e come faceva lo stesso S. Alfonso portavano con loro queste immagini che diventavano un percorso di catechesi visiva di supporto alle missioni.

E il commento di S. Alfonso sulle stazioni, ancora oggi letto nelle chiese del mondo,  era concentrato sull’invitare ognuno a considerare personalmente Gesù in quella sofferenza mettendosi al centro della stazione al fianco di Cristo, e ancora oggi attraversando quel corridoio tra le tante finestrelle e guardando le immagini si intravede una sofferenza ancora palpabile che parla in quelle immagini di Cristo che in quello spazio ridotto sembra parlarti faccia a faccia e che traspira dai quei quadri che permettono al visitatore di sentirsi travolto da quei lacci e poi liberarsi nelle parole di S. Alfonso che nei suoi commenti riesce in ogni stazione a dare quella speranza all’uomo sulla sofferenza che nel giorno d’oggi continua a cercare.

Aniello Ascolese

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