Siamo in grado, oggi, di parlare d’amore con i nostri figli?

Noi adulti educatori abbiamo le idee chiare?

“L’amore è anteriore alla Vita, posteriore alla Morte”, scrive la poetessa statunitense Emily Elizabeth Dickinson in alcuni versi pubblicati nella seconda metà dell’Ottocento. La sua riflessione lirica scardina i confini dell’umano e rivendica la dimensione trascendente dell’amore.

Quanto sono potenti le parole della Dickinson nella loro semplicità! Potremmo darle in pasto ai nostri adolescenti e cercare di trasformarle in un percorso dove radunare altri pensieri, magari acerbi e sbilenchi, sull’amore fra gli esseri umani.

Abbiamo trascurato troppo la poesia negli ultimi decenni e nelle scuole l’abbiamo vivisezionata, tramortita, ridotta a mero e tedioso esercizio di analisi, privandola del suo potenziale evocativo e suggestivo. Ci sarebbe potuta venire in soccorso, soprattutto quando abbiamo iniziato a fare i conti con il gap linguistico intergenerazionale.

Un divario sempre più difficile da colmare, perché i mondi che si osservano da sponde spesso contrapposte sono profondamente diversi. La rivoluzione tecnologica è il fiume che scorre nel mezzo, colmo di opportunità ma insidioso e difficile da attraversare.

Siamo in grado, oggi, di parlare d’amore con i nostri figli? Potremmo riuscirci attingendo alla eterna fonte della poesia? Lasciandoci magari ispirare dai versi della Dickinson, o di qualche altra luminosa figura?

Si parla di confusione tra gli adolescenti, di scollamento fra vita affettiva e sessualità, di fluidità di genere. Ma noi adulti educatori, invece, abbiamo le idee chiare? Sappiamo cosa insegnare e custodiamo la forza di indicare qualcosa in cui credere che sia, appunto, “anteriore alla Vita e posteriore alla Morte”?

Le relazioni sentimentali sono un tema fondamentale per gli adolescenti, ma anche per noi. E’ importante avere cura anche di questo aspetto della crescita dei nostri ragazzi, che impatta in maniera significativa sulla costruzione della loro identità e sull’equilibrio psicologico individuale.

Le relazioni in età giovanile assumono la dimensione di palestre emotive, dove si prendono le misure con il proprio io. Esse consentono di sperimentarsi in modalità inedite rispetto a quelle amicali. Inoltre supportano nel singolo il processo di separazione ed emancipazione dalla famiglia di origine. All’interno delle relazioni i giovani portano i nodi e le criticità familiari, assieme ai propri talenti, e cercano di scioglierli. In questo processo gioca un ruolo fondamentale anche l’autostima: scoprirsi amati e in grado di amare, capaci di accogliere l’altro ed esprimere sé stessi, imparare a condividere le proprie fragilità e le proprie certezze porta ad acquisire una buona percezione di sé. In queste circostanze si sperimenta per la prima volta l’intensità delle proprie pulsioni e ci si confronta con la sessualità nascente.

Pure nell’ambito della sfera intima il lavoro educativo da fare è enorme e, spesso, ci coglie impreparati, o imbarazzati. Ci fa scivolare nella trappola dei tabù, che lasciano il campo libero al contesto, o perfino ai social. Così quello che dovrebbe essere un nodo educativo, diviene un’accozzaglia di informazioni raccolte qua e là, spesso orientate alla prevenzione di disagi, gravidanze indesiderate o perfino malattie, ma inadeguate all’approfondimento affettivo.

Oggi anche le mode condizionano pericolosamente le scelte dei nostri ragazzi e li rendono più liberi solo apparentemente, inclini a una sperimentazione non sempre legata ai sentimenti e realmente radicata nella propria essenza.

Il peccato è “originale” però, trova fondamento nel nostro lacunoso passato che poi ha prodotto un contesto altrettanto confuso e contraddittorio. L’errore nasce dalla tendenza a razionalizzare, psicoanalizzare tutto e rendere i contenuti della nostra vita in forma “materiale” e in qualche modo fruibile.

L’amore non è qualcosa di fruibile e non è neppure un concetto razionale. E’ essenzialmente atto creativo e proprio per questo non confinabile fra la Vita e la Morte dei singoli individui.

Silvia Rossetti

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