Le chiamano “aziende energivore”, sono cioè attività economiche che hanno un notevole bisogno di calore e/o elettricità: insomma scottano le bollette che normalmente pagano.
Oggi, poi, con il metano che veleggia a costi 8-9 volte superiori ad un anno fa e l’elettricità che gli sta in coda – in Italia usiamo molto metano per produrre corrente elettrica –, le bollette sono diventate per tante aziende semplicemente insostenibili.
Stiamo parlando di vetrerie (forni a 1400 gradi), acciaierie, aziende che producono prodotti alimentari da forno oppure ceramiche e piastrelle, industrie dell’alluminio e del cemento, della surgelazione, di produzione di fertilizzanti derivati dal metano… E poi realtà più piccole, forse ancora più in crisi: fornai, pizzerie, supermercati, hotel e ristoranti, verniciature, aziende di trasporto pubblico (i bus a metano fino a ieri erano un sogno felice, ora un incubo)…
Sono rincari che in parte si scaricano sui prezzi finali (infatti l’inflazione è esplosa), ma anche sulla tempistica produttiva, perché molti hanno organizzato l’orario di lavoro in base al prezzo del metano e dell’elettricità: se nelle ore notturne di abbassa, allora gli operai iniziano il turno alle 5 di mattina, se non prima.
Meglio così che non lavorare, perché la beffa è che il portafoglio ordini è zeppo un po’ per tutti: è un periodo di forte ripresa, si potrebbe lavorare a pieno ritmo.
Invece siamo al paradosso che gli hotel di molte località turistiche hanno prenotazioni abbondanti fino a fine ottobre, ma non osano andare più in là: chi si può permettere di scaldare decentemente decine di stanze?
Il caro-energia tocca poi le nostre vite anche fuori dal circuito produttivo.
Si pensi agli extracosti che le amministrazioni proprietarie si dovranno sobbarcare per le bollette di asili, scuole, ospedali, case di riposo. Si pensi a che salasso andrebbero incontro le famiglie (oltre al settore intero della logistica) se i prezzi di benzina e gasolio non fossero da mesi calmierati dal governo: attualmente si pagherebbero entrambi abbondantemente oltre i 2 euro al litro. La fregatura investe pure le belle anime che hanno acquistato un’auto elettrica: ricaricarla per 20 centesimi al kw è un conto; a 80 fa molto più male al portafoglio.
Lo tsunami sta investendo tutto e tutti: fino alle piscine e agli impianti termali (come scaldare acqua o saune?), fino ai palazzetti del ghiaccio in montagna: niente hockey o pattinaggio, il contatore non lo permette.
E noi, ce lo possiamo permettere questo caro-energia? No. Deve essere per forza temporaneo, qualche mese che ci ricorderemo per anni come successe nei primi anni Settanta quando l’Opec ci mandò quasi sul lastrico. L’Italia è una potenza industriale, finora l’aumento dei consumi energetici segnalava il nostro buon stato di salute. Il problema è un altro: produciamo in casa solo un quinto dell’energia che ci serve, il nostro vero tallone d’Achille.
Nicola Salvagnin