Di nuovo pellegrini in Terra Santa, ancora una volta nei luoghi del Maestro: è l’esperienza di Antonio Tobia e Rosaria Tarallo, Giovanni Ferraioli e Nunzia Ruotolo.
I catechisti del Cammino Neocatecumenale della parrocchia di San Giovanni Battista in Angri si sono uniti al pellegrinaggio in Israele di tre comunità neocatecumenali di Salerno e Cava de’ Tirreni.
Il “Cammino”, nato in Spagna negli anni ’60 del Novecento per opera di Kiko Arguello e Carmen Hernández, prevede tra le sue tappe conclusive un pellegrinaggio nei luoghi della vita e della predicazione di Gesù. Un modo per riscoprire così la propria chiamata (cioè la propria “elezione”).
Il Cammino arriva in Diocesi
Verso la fine degli anni ’70 il Cammino Neocatecumenale giunge anche nella nostra Diocesi, precisamente nella parrocchia di San Giovanni Battista in Angri, per poi svilupparsi e mettere radici anche altrove.
La prima comunità formatasi nella parrocchia angrese ha concluso il suo itinerario nel 2009, rinnovando, durante la Veglia Pasquale, le promesse battesimali.
Il 22 febbraio 2017, il vescovo mons. Giuseppe Giudice ha presieduto nella Collegiata angrese una solenne Eucaristia di ringraziamento per i 40 anni di presenza del Cammino Neocatecumenale in Diocesi.
Il racconto del pellegrinaggio
«È stato per noi un pellegrinaggio di formazione – ha raccontato Rosaria Tarallo –. Abbiamo voluto prepararci ad accompagnare le Comunità Neocatecumenali della nostra parrocchia quando sarà per loro il momento giusto».
Giunte in Galilea, le due coppie di coniugi vi hanno trascorso quattro giorni, visitando i principali luoghi della predicazione di Gesù, tra cui il Monte delle Beatitudini. Qui sorge anche una casa d’accoglienza con vista sul lago di Tiberiade, la Domus Galilaeae, costruita dal Cammino Neocatecumenale.
Dalla Galilea poi si sono spostate a Gerusalemme, città nella quale si incontrano le tre religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Si sono mosse di giorno in giorno per visitare i luoghi circostanti, fra cui il Monte delle Tentazioni.
«Ci siamo trovati a Gerusalemme – ha spiegato Rosaria Tarallo – nei giorni di due delle feste principali per gli ebrei: lo Yom Kippur e la Festa delle capanne (Sukkot in ebraico). È bellissimo vedere con quanta devozione celebrano queste feste soprattutto gli ebrei ortodossi. Al Muro del Pianto c’è stato un afflusso straordinario di ebrei giunti da tutto il mondo».
Un’esperienza edificante, insomma, per Giovanni e Nunzia, Antonio e Rosaria. Quest’ultima ha concluso dicendo: «È bello poter constatare che la nostra fede è ancorata, oltre che al cielo, anche ad un luogo fisico ben preciso che ancora parla. Qualcuno ha definito la Terra Santa come “il quinto Vangelo”. Sarebbe bello se ogni cristiano potesse, almeno una volta nella vita, visitare la terra dove ha vissuto il Signore Gesù».
Antonio Pontecorvo