Una sospensione che non ha voluto dire «annullare, né stravolgere, ma come Chiesa ci siamo concessi un tempo propizio per riflettere, rivedere e rimotivare il nostro vissuto ecclesiale, aperto sempre ad un territorio vario e frastagliato».
Esordisce così, mons. Giuseppe Giudice, nella Lettera di accompagnamento alla Comunità diocesana nella ripresa delle manifestazioni della Pietà popolare.
Il documento è stato firmato ieri e pubblicato questa mattina, al termine dell’incontro che il Vescovo ha avuto con il clero e la Curia per la festa di san Giuseppe.
La Lettera era stata annunciata due settimane fa, dopo l’incontro con le commissioni festeggiamenti nella parrocchia di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore.
La parola del Concilio
La Lettera si apre con un riferimento al Concilio Vaticano II e, in particolare, alla Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium.
«Dalla festa della domenica alla festa dei Santi, quasi a cerchi concentrici dall’altare eucaristico fino a raggiungere tutte le periferie e le zone più lontane, dopo la sospensione causata dalla pandemia, accolta e prolungata come un momento di riflessione, vogliamo ora monitorare la ricchezza dell’esistente ed arginare, se occorre, le esagerazioni e le deviazioni che possono aver appesantito le nostre belle realtà popolari», si legge nel documento pubblicato sul sito della Diocesi.
Il presule fa chiarezza rispetto alle direttive, specificando a chi si attendeva nuovi regolamenti che «non occorrono altre Norme e Documenti, ma rimando alle Norme Pastorali per la celebrazione dei Sacramenti, condivise e promulgate il 2 febbraio 2014, che abrogano le anteriori disposizioni emanate». E poi alle indicazioni del Sinodo, alle Norme date dalle Conferenza episcopale campana e ai «tanti pronunciamenti del Magistero petrino ed episcopale».
No a nuove norme e decreti
Non c’è bisogno di nuove norme e decreti, ma di un «cuore nuovo e nuovo approccio, con la sapienza di chi sa estrarre dal tesoro cose nuove e cose antiche». Mons. Giudice chiede ad ognuno, «a cominciare dai Parroci, Vicari Foranei, Associazioni, Gruppi, Confraternite, Responsabili degli Uffici di Curia, di studiare i Documenti, rileggerli, approfondirli e verificare le varie tappe della ripresa. Così, con il contributo di tutti, l’aggiornamento, che certamente ci è richiesto, abbia il passo del Cammino sinodale, l’attenzione al territorio e alle vive e vere tradizioni ecclesiali, che se sono tali non possono essere quelle nate ed inventate ieri, o stamattina».
«Siamo chiamati ad un aggiornamento, senza soffermarsi troppo sulla pagliuzza nell’occhio dell’altro per non voler vedere la trave nel proprio occhio, e senza la rigidità del fratello maggiore della parabola che, indignato, non vuole entrare nella sala della festa».
«Ognuno guardi serenamente in casa sua e, Norme alla mano, insieme alle Commissioni e Comitati, Consigli Pastorali e per gli Affari Economici, in comunione con la Forania e la Diocesi, veda con lealtà dove si è accumulata la polvere, ciò che è stato aggiunto in modo maldestro, e abbia il coraggio di togliere, tagliare, modificare per ridare bellezza alla festa», continua il Vescovo.
Da dove partire?
Il Pastore della Chiesa nocerino-sarnese chiede di «rivedere, a cominciare da quei percorsi nati negli ultimi anni, mai autorizzati, e tante volte legati a gruppi che non sono in sintonia con la Parrocchia, la Congrega, e il cammino pastorale della Comunità, o nati da fantasie non autenticamente ecclesiali».
Ai parroci dice di: «Non autorizzare in Parrocchia processioni e feste con simulacri custoditi nelle cappelle, che non siano espressione della Comunità parrocchiale, e rendersi conto se alcune realtà ormai sono in disuso, stanco appannaggio di un tempo che fu».
Purificare e armonizzare
«Si richiede un cammino di purificazione ed armonizzazione che, necessariamente, deve partire da ognuno di noi. Carissimi, l’aggiornamento che giustamente invochiamo è posto nelle nostre mani e nel nostro cuore; e non possiamo sempre attendere che comincino gli altri se non cominciamo noi; né ripetere stancamente che il giardino degli altri è più coltivato; senza questo lavorio personale e comunitario, nessuna norma può servire, o può diventare un alibi per trovare nuovi capri espiatori, o ipotetici colpevoli per liberarci da ogni responsabilità».
Su questo tema, verso cui la nostra gente è sensibile, «dobbiamo investire molto sulla formazione permanente».
I tridui e le novene in preparazione alla festa «possono essere recuperati e arricchiti in modo che diventino una scuola di formazione, di conoscenza della vita del santo, per poter essere imitato».
Mons. Giudice propone di rivedere, «dove se ne ravvede la necessità», «alcune preghiere e suppliche rivolte ai santi, che risentono dell’usura del tempo».
«Non si fa pastorale con la spugna, quasi a voler cancellare il passato; né inventando tradizioni che non esistono, ma aiutando tutti e ciascuno ad esprimere la bellezza della fede e della pietà del nostro popolo, in una rinnovata sinfonia ecclesiale».
«In questo tempo, per noi di ripresa, con il cuore disarmato, con la saggezza e il buon senso, lavoriamo con e nelle nostre Comunità per ricominciare, facendo cadere gli orpelli, con nuovo slancio pastorale.
Così, la pandemia e la sosta non saranno stati inutili, o semplici incidenti, ma sofferta occasione di crescita, quasi una “terapia d’urto” per uscire dall’emergenza ed avviarci verso il miglioramento».
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Il Vescovo sollecita a non «estrapolare» la «festa della Madonna e dei Santi dal cammino pastorale che la Comunità compie durante tutto l’Anno Liturgico», «per questo motivo, non può mai essere lasciata in mano a sprovveduti, o avventori dell’ultima ora, o comparse ad tempus; né si può prendere soltanto la via degli sponsor, di coloro che comprano e polarizzano le feste per altri interessi, ma deve essere sempre guidata da una gestione sapiente e sobria, e non chiudendo mai la porta all’obolo della vedova».
La vigilanza è richiesta «ai Parroci, e ai vari Responsabili». Un pensiero e un ringraziamento a loro e ai «tanti autentici Mast’e fest che, collaborando con lealtà, aiutano le Comunità a fare festa, e a fare della festa un momento importante, creativo e condiviso».
Un tavolo permanente
Una Lettera che guarda al futuro, per crescere e confrontarsi insieme. «Siamo coscienti che ci è chiesto un cammino lungo, faticoso, prudente, quasi un tavolo permanente e un cantiere sempre aperto, perché non ci illudiamo di avere bacchette magiche e cambiare tutto in un attimo; ma il nostro, insieme, può diventare un cammino gioioso, una sfida pastorale, un autentico cammino sulla strada che è Cristo».
«Come sempre sono con Voi, pronto ad incoraggiare, a sostenere e disposto a pagare di persona tutto il prezzo del lavoro pastorale, ben sapendo che il Signore ce ne chiederà conto. Sarà mio compito al prossimo Consiglio Presbiterale, indicare le figure che dovranno monitorare ed accompagnare questo cammino di aggiornamento».