«Dio ci chiama, ci manda e ci sostiene»: il Vescovo lo ha ricordato al presbiterio, e a tutto il popolo della Diocesi, nell’omelia della Messa Crismale 2023 che si è tenuta questa mattina nella Cattedrale di San Prisco.
Monsignor Giuseppe Giudice e i sacerdoti hanno rinnovato le promesse pronunciate il giorno dell’ordinazione. Il Pastore della Chiesa nocerino-sarnese ha poi benedetto gli oli santi: quello del Catecumeni, quello degli Infermi e quello del Crisma.
A portare le ampolle all’altere delle figure simbolo. L’olio degli Infermi è stato portato dai cappellani ospedalieri dell’Umberto I di Nocera Inferiore e dell’Andrea Tortora di Pagani, insieme ai volontari della PUACS e dell’AVO.
L’olio dei Catecumeni è stato portato dai fanciulli impegnati nel cammino di iniziazione cristiana. L’olio del Crisma è stato portato dai due diaconi transeunti, don Mattia D’Antuono e don Domenico Petti, che si preparano a riceve l’ordinazione sacerdotale, insieme ad alcuni ragazzi che riceveranno o hanno ricevuto la Cresima.
L’olio è stato profumato con l’essenza del bergamotto – il frutto coltivato sulla riviera ionica della provincia di Reggio Calabria – dono della Diocesi di Locri-Gerace, segno delle cose positive che la Calabria sa produrre.
All’olio offerto dalla forania di Angri ne è stato aggiunto un poco da Capaci (Palermo). L’olio di Capaci è ricavato dagli ulivi piantumati all’interno del “Giardino della memoria”, il parco dedicato a tutti i caduti nella lotta alla mafia e sorto dove furono ritrovati i resti della Quarto Savona 15, la Fiat Croma di scorta al giudice Giovanni Falcone, nella quale morirono i poliziotti Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo nella strage del 23 maggio 1992.
La piccola produzione è stata realizzata grazie all’impegno della questura di Palermo e dell’associazione Quarto Savona 15, con la collaborazione degli studenti dell’istituto Majorana e dell’istituto penale per minorenni Malaspina.
Lo scorso anno, in occasione del trentennale delle stragi di Mafia, quell’olio venne distribuito a tutte le diocesi siciliane per essere benedetto e utilizzato come sacro crisma.
Nel 2023, anno in cui ricorre il trentennale delle stragi mafiose compiute nelle città di Firenze, Milano e Roma, grazie all’accoglimento da parte del presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Maria Zuppi, la donazione è stata estesa alle diocesi italiane.
L’omelia del Vescovo
Nell’omelia il Vescovo ha ricordato: «Il presbitero riceve una nuova identità: è presbitero per Cristo; è donato con Cristo; è nuovo in Cristo». ha aggiunto: «Nel mistero della vocazione, carissimi vocati, dobbiamo accettare con cuore docile questa nuova identità, che si fonda nel Battesimo ed è portata a maturazione dagli altri sacramenti. Pur scelto tra gli uomini, il presbitero riceve una nuova identità: è presbitero per Cristo; è donato con Cristo; è nuovo in Cristo».
Il Pastore si è chiesto chi è il presbitero oggi. «È quello di sempre, perché nato dal cuore e sul cuore di Cristo; ma è sempre nuovo, perché nuove sono le sfide e le sollecitazioni da affrontare, nuovi e più complicati i destinatari, nuovi gli orizzonti; ed è in questo gioco tra antico e nuovo che ci giochiamo il nostro ministero, e come saggi amministratori dobbiamo estrarre dal tesoro del Regno cose nuove e cose antiche. Qui si iscrive il nostro equilibrio, si verifica la solidità della nostra formazione, qui si celebra la gioia del servo inutile della Pasqua, e la capacità di essere sempre attuali in un mondo che cambia vorticosamente e, forse, non ce ne accorgiamo».
Ha esortato: «Torniamo, allora, fiduciosi al Cenacolo del Giovedì Santo per ravvivare il dono che è in noi per l’imposizione delle mani (cfr 2Tm 1,6). Siamo stati unti, senza alcun merito, per preparare ai suoi figli il convito pasquale. Il nostro compito che è tanto semplice – preparare la mensa pasquale – può risultare difficile, complicato e ripetitivo, se non ci lasciamo trasformare e ringiovanire dallo Spirito Santo, che è lo Spirito del Risorto e della Pasqua».
Ha proseguito: «Il Dio della Pasqua, Colui che ci ha chiamati sul lago della nostra povera esistenza, ancora ci chiama, ci manda e ci sostiene. Egli è fedele e non è solo un Dio che dona, ma è un Dio che si dona, facendo coincidere oggetto e soggetto, offerta ed offerente, dono e donatore e invitandoci ad imitarLo».
Il mandato: «L’amore che si dona in ogni Eucarestia ci introduce nella stanza agapica di Dio, che non è il Dio delle cose, ma è il Dio della Pasqua, cioè della vita che si fa dono, e per questo redime e salva; e sempre ci trascina e ci coinvolge nel suo ardente desiderio: Desiderio desideravi hoc Pascha manducare vobiscum, antiquam patiar (Lc 22,15), lasciando come tracce nella nostra vita gocce di sangue e stille di luce, sintesi del Mistero cristiano e profumo evangelico. Sì, carissimi, qui abita la nostra gioia pasquale!».