La sinodalità nella Chiesa

Come vivere la sinodalità nelle comunità parrocchiali? È possibile vivere l’ideale della fraternità? Quali sono i passi da fare e le scelte da compiere? Proviamo a riflettere insieme a don Domenico D’Ambrosi.
Foto di sspiehs3 da Pixabay

Proviamo a parlare di sinodalità all’interno delle parrocchie. Vorrei suggerire delle piste di riflessione alla luce di tre scelte, tre verbi e tre slogan.

In una parrocchia dove sono stato, al culmine del viale che accede all’oratorio, ho fatto scrivere: «Io sono per la fraternità». Questa dichiarazione dice la scelta, lo spirito, l’ideale del cammino della vita cristiana, che permette di sperimentare lo stare insieme come piace a Gesù: «Uno solo è il vostro Padre e voi siete tutti fratelli».

Questa dichiarazione apre la mente e il cuore a quei gesti che fanno costruire e crescere la comunità, realizzando così la promessa meravigliosa di Gesù: «Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». Sì, la scelta dell’ideale della fraternità, il riconoscere e chiamare l’altro/a fratello, sorella, fa fare il più bel salto di qualità: fa vivere il Vangelo, genera la comunità! Perciò la fraternità deve essere la nostra bandiera! Deve essere il centro delle nostre attenzioni.

Dobbiamo nutrire sentimenti fraterni verso tutti, superare ogni tipo di pregiudizio ed eliminare tutte le barriere di orgoglio e di presunzione che ci impediscono di andare incontro all’altro per trattarlo da fratello, per trattarlo vedendo e amando Gesù in lui.

Sappiamo che i più grandi ostacoli alla fraternità sono dentro di noi, nei nostri attaccamenti culturali e di appartenenza, nei nostri concetti e convinzioni. Lasciamo che l’amore reciproco prevalga su tutto e invada i nostri cuori e le nostre anime, affinché possiamo vivere da fratelli e sorelle nelle nostre comunità.

Questa è la rivoluzione del Vangelo vissuto! Questa è la gioia del Vangelo! Questa gioia Gesù vuol vedere abitare in noi e tra noi! Questa è la Comunità, la Chiesa che piace a Gesù! Che attua il Concilio Vaticano II, che si unisce al sogno di papa Francesco: una Chiesa sinodale. Questa è la sinodalità.

Il 5 maggio 2002 san Giovanni Paolo II è venuto ad Ischia e consegnò alla comunità che lo circondava tre verbi da vivere: accogliere, ascoltare, amare. Sono tre A che dicono lo stile dei cristiani aperti al Vangelo, maturi nello spirito, disponibili a rinnovare insieme la storia umana.

Queste tre A lanciano i cristiani a realizzare insieme tre slogan. Viviamo insieme il Vangelo, in particolare: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». È la scuola di Gesù! È la via da percorrere! È la volontà del Padre!

Viviamo insieme l’Eucarestia, che ci fa comunità, famiglia, in particolare la domenica, ogni domenica perché l’ideale per cui vivere è una persona: Gesù!

Viviamo insieme per il Paradiso, la nostra meta, in particolare la vita di ciascuno di noi, diventi una goccia di paradiso per l’umanità nel proprio ambiente, con un’attenzione e predilezione vigile e premurosa per i sofferenti, i poveri, gli emarginati, favorendo l’integrazione sociale e nella comunità stessa.

È possibile perché lo Spirito santo abita in noi e accende la fantasia dell’amore concreto! Come san Filippo Neri diciamo e cantiamo: «Paradiso, paradiso, preferisco il paradiso!».

Chi dà il là, ossia il principio, la spinta a dar vita a queste tre scelte, a questi tre verbi e a questi tre slogan? Ovviamente il parroco, dando esempio di vivere il suo servizio alla luce dell’ecclesiologia di comunione, perché uomo di comunione. Egli così sa preferire e trasmettere con convinzione ed entusiasmo la proposta della Chiesa sinodale, della comunità parrocchiale nella dimensione sinodale.

Coinvolge, innanzitutto, il consiglio pastorale parrocchiale, il consiglio degli affari economici, tutte le realtà vive e attive (associazioni, movimenti e vari gruppi) che esprimono la bellezza della comunità parrocchiale: una comunità viva, coinvolta e coinvolgente, che con il proprio parroco vive la dimensione di essere ciascuno “buon Pastore” e “buon Samaritano” nel proprio territorio. Vedremo così risplendere e fruttificare le tre A di san Giovanni Paolo II.

don Domenico D’Ambrosi

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