“Mi auguro che i fondi stanziati arrivino subito, al di là della nomina tecnica di un Commissario”. Così il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha risposto alle domande dei giornalisti sulla tragedia che ha colpito l’Emilia Romagna, e che “come dimensione e come numero di sfollati questa tragedia non ha precedenti”.
“È fondamentale – ha auspicato durante la conferenza stampa di chiusura dell’Assemblea dei vescovi italiani– che si lavori insieme e nella maniera migliore, in una logica di buon senso. Di fronte a problemi di queste dimensioni, bisogna mettere da parte qualunque lettura ideologizzata o piccinerie”.
Illustrando i lavori dell’assise episcopale che si è appena conclusa, e che è stata caratterizzata – per la prima volta – dalla doppia presenza di Papa Francesco, all’apertura e alla chiusura – il presidente della Cei è tornato, come aveva già fatto nell’introduzione ai lavori, sul tema della guerra in Ucraina, rivelando che il coinvolgimento del Santo Padre, e la conseguente speranza di pace, è arrivato “fino alle lacrime”.
A proposito della missione di pace in Ucraina che gli ha affidato Papa Francesco, Zuppi ha sottolineato – sulla scorta del relativo comunicato del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni – che si tratta di una missione “in accordo con la Segreteria di Stato, come tante altre esperienze formali e informali del passato”. L’obiettivo, ha confermato il cardinale, è quello di “contribuire ad alleviare le tensioni del conflitto in Ucraina, nella speranza – mai dimessa dal Santo Padre – che questo possa avviare percorsi di pace”. Una speranza, ha rivelato Zuppi, che è arrivata “fino alle lacrime”.
Numerose le domande dei giornalisti sul caso di abusi emerso a Tivoli. L’atteggiamento della diocesi, a partire dalle dichiarazioni del vescovo e poi del responsabile della tutela sui minori, ha sottolineato il cardinale, “è stato quello della grande e immediata attenzione all’assunzione di responsabilità nella condanna e nell’affronto del problema”, ha detto Zuppi.
“La Chiesa di Tivoli e tutta la Chiesa italiana ha rispetto per la giustizia, ma non possiamo accettare l’accusa di atteggiamento omertoso”, ha precisato il presidente della Cei. “È un tema che ci preoccupa e ci addolora”, ha confermato mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, rendendo noto che nelle diocesi, ma anche nelle associazioni, a cominciare dall’Azione Cattolica, si stanno mettendo in atto specifiche “prassi, protocolli e linee guida” sugli abusi, in accordo con quelle elaborate a livello nazionale: “la maggior parte sono state consegnate anche al Dicastero per i laici”.
“Naturalmente la vigilanza non è mai sufficiente, e anche un solo caso di abuso è motivo per un’azione più serrata”, ha aggiunto il vescovo. Quanto all’obbligo di denuncia, Baturi ha fatto notare che in Italia “non esiste un obbligo giuridico, ma i vescovi già nel 2019 hanno parlato di obbligo morale, a cui ci atteniamo, e di collaborazione con le autorità statali”. Tutto ciò, ha spiegato, “con alcuni vincoli: la verifica che l’accusa sia fondata, dopo l’indagine previa; che la denuncia non incontri l’opposizione del minore; che non sia in gioco la salute del minore per un rischio imminente”.
Dopo il primo Report nazionale sugli abusi, ha ricordato inoltre il segretario generale della Cei, durante l’Assemblea straordinaria in programma ad Assisi dal 13 al 16 novembre verrà diffuso il secondo Report, stilato anche grazie alla collaborazione di enti di ricerca qualificati, come l’Istituto Innocenti di Firenze e il Centro interdisciplinare di ricerca sulla vittimologia e la sicurezza dell’Università di Bologna.
Nel corso della conferenza stampa, insieme al comunicato finale, sono stati diffusi anche i dati sull’otto per mille a favore della Chiesa cattolica, che – ha reso noto mons. Baturi “ha registrato un calo di 100 milioni di euro”, che però non intaccheranno le attività caritative della Chiesa italiana, la quale “compenserà con altri fondi”.
“I dati di quest’anno sono riferiti al 2020, l’anno dell’esplosione della pandemia e del blocco delle attività industriali, con ovvie ricadute sul gettito totale dell’Irpef”, ha precisato il vescovo: “Se il gettito totale diminuisce, diminuisce anche l’otto per mille, e quindi la quota dell’otto per mille destinata alla Chiesa cattolica”. “Siamo comunque i principali destinatari dell’otto per mille, visto che la firma a favore della Chiesa cattolica riguarda il 71% degli italiani”, ha puntualizzato il segretario generale della Cei:
“I milioni di euro in meno che riceviamo non vanno però ad incidere sulla destinazione della carità, perché la Cei ha deciso di compensare questi mancati introiti con altre risorse. La Cei destinerà per la carità altri fondi, perché i più poveri non ne abbiano a soffrire. L’otto per mille fa tanto bene: faremo di tutto per non farne di meno”.
Il calo dell’otto per mille, secondo Baturi, “è un ulteriore riflesso della mancanza dello spirito di partecipazione che si registra anche in altri ambiti della vita democratica. Questo deficit di partecipazione attiva ci preoccupa”. A margine della conferenza stampa, i giornalisti hanno interpellato il presidente della Cei sulla maternità surrogata, e in particolare sul recente “no” a tale pratica sancito dalla Corte Costituzionale. “Resta un’indicazione importantissima”, ha commentato Zuppi: “Ci vuole un po’ di buon senso. La vita non si compra mai”.
M.Michela Nicolais
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