I dati Istat hanno decretato il 2022 come anno nero della natalità, con un record in negativo che segna meno di 400mila nuove nascite. Tanti gli interrogativi, poche le soluzioni. È necessario mettere mano a un sistema che permetta di conciliare i tempi di vita e di lavoro, implementando i servizi per l’infanzia, l’assistenza, la scuola, le tutele sul lavoro, il supporto economico e in generale il sostegno alla maternità.
«Ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro. Ed è un servizio per tutti: i figli non sono beni individuali, ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale». Lo ha scandito bene papa Francesco agli Stati Generali della Natalità.
Tra le cause della denatalità ci sono l’occupazione femminile e la difficoltà di accedere ai servizi 0-3, ovvero agli asili nido. Due temi centrali e strettamente legati: senza un aumento considerevole dei posti al nido non è possibile per le donne con figli avere le stesse opportunità di accesso al lavoro degli uomini con figli. Ancora oggi, e le nostre realtà lo testimoniano, il lavoro di cura familiare è una prerogativa femminile.
La fotografia del nostro territorio
Quattro gli asili nido di competenza dell’Ambito S01_1 (Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Castel San Giorgio e Roccapiemonte). «A Nocera Inferiore – ci dice il referente Nello De Filippo – abbiamo avuto un incremento da 45 a 60 posti; a Castel San Giorgio l’asilo nido di Aiello garantisce 35 posti; a Roccapiemonte il servizio è stato messo a disposizione di recente. In principio prevedeva 20 posti, ma a dicembre l’amministrazione comunale è riuscita ad incrementare a 30. Stesso discorso per Nocera Superiore, con un incremento da 24 a 30 posti. I servizi sono garantiti per 7 ore al giorno, 5 giorni a settimana. È una risposta utile, efficace ed efficiente, che, però, non copre l’intero fabbisogno della popolazione, perché la fascia 0/36 mesi è molto ampia. Tuttavia, ai servizi offerti dall’Ambito si affiancano quelli di asili privati accreditati, per i quali le famiglie possono richiedere ugualmente dei bonus regionali, in base alla propria fascia di reddito, per abbattere i costi della retta mensile a carico delle famiglie».
Sono tre gli asili nido a disposizione delle famiglie residenti nei comuni dell’Ambito S01_2 (Corbara, Sant’Egidio del Monte Albino, Angri e Scafati): due ad Angri, che ospitano circa 80 bambini, uno a Sant’Egidio del Monte Albino, con 40 posti; il quarto, quello di Scafati è chiuso. «Garantire l’accesso agli asili nido – spiega la coordinatrice dell’Ambito, Anna Sorrentino – è alla base di una politica che cerca di venire incontro ai bisogni delle famiglie e in tal senso si muovono le linee guida della Regione Campania, anche se si usufruisce di strutture private. Le esigenze della genitorialità crescono e non c’è più, come un tempo, una rete di nonni che possa garantire assistenza e sostegno per accudire i nipoti, perché spesso sono ancora in età da lavoro».
«Come Ambito S01_3 – riferisce Gerardo Cardillo, direttore di AgroSolidale –, nella fascia 0/36 anni gestiamo direttamente 4 asili nido, uno a Pagani con 20 posti, uno a San Valentino Torio, sempre 20. A San Marzano sul Sarno abbiamo riattivato il servizio da quest’anno, sempre con 20 posti. A Sarno siamo passati da 20 a 30 posti. A Pagani, per il prossimo futuro, abbiamo fatto un bando per allungare la permanenza dei bambini da 8 a 10 ore al giorno, per venire incontro alle famiglie e alle esigenze lavorative. Indirettamente, come Ambito, riusciamo a garantire con i voucher ulteriori 180 posti presso alcuni asili nido privati convenzionati di Pagani, San Valentino Torio e Sarno, utilizzando le risorse del Piano di Azione e Coesione».
Nel 2002, con gli Obiettivi di Barcellona l’Unione europea ha definito che ogni Paese membro deve garantire un posto all’asilo nido ad almeno il 33% di bambini sotto i 3 anni. In Italia, questa percentuale non è mai stata raggiunta: ci fermiamo al 26%, con fortissime differenze tra le regioni del Nord, dove spesso si supera la soglia del 33%, e quelle del Sud, dove invece siamo ben sotto la media.
«È necessario – conclude Cardillo – ampliare i posti disponibili presso le strutture pubbliche costruendo o mettendo a disposizione nuovi edifici, ma lo è altrettanto garantire disponibilità economiche sufficienti per gestirli con risorse umane e di gestione adeguate. Talvolta le due cose non vengono considerate di pari passo».
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