«Gesù Bambino è il mio amico speciale», Alessia lo afferma nel corso del nostro incontro insieme alle sorelline e a papà Giuseppe e a mamma Elvira. «Ha davvero un rapporto speciale e diretto con il suo “amico” Gesù Bambino», conferma la signora.
Alessia ha 9 anni e Zaira, la sorella maggiore, 13. Sono in Italia da due anni, sono arrivate dal Brasile insieme alla sorellina più piccola, Viviana, di 7 anni.
Sono state adottate dai coniugi Marra e risiedono a Nocera Inferiore. Zaira e Alessia hanno ricevuto la Prima Comunione nella parrocchia di San Giovanni Battista. Viviana, invece, è stata battezzata pochi mesi dopo l’arrivo nel nostro Paese.
Per le due bimbe più grandi, la celebrazione è stata una festa doppia perché hanno prima ricevuto il Battesimo e poi l’Eucaristia. È stato il compimento di un percorso «bellissimo durato due anni», raccontano i genitori.
Un cammino non solo dottrinale: «L’accompagnamento della parrocchia è stato molto profondo. Abbiamo trovato persone che le hanno accolte come una famiglia. Al di là dei ruoli di parroco, catechiste ed educatori, ci ha colpito l’accoglienza umana. Le bambine sono state seguite moltissimo – spiega mamma Elvira –, è stato dato molto spazio alle loro esigenze e ai loro sentimenti».
Una strada non proprio in discesa. Se per Alessia l’entusiasmo è stato la cifra di ogni passo, per Zaira è stata necessaria una costruzione graduale: «Era molto scettica – raccontano il papà e la mamma –. Era arrivata a 10 anni senza maturare un’esperienza religiosa». Ma poi ha avuto «una evoluzione fantastica perché è passata dallo scetticismo alla voglia di voler trasmettere a tutti ciò che ha interiorizzato in questo percorso», prosegue la signora.
I genitori hanno voluto che le bambine intraprendessero un cammino di fede sin dal loro arrivo in Italia, di pari passo con la scuola. Un’occasione di inclusione e conoscenza del territorio, che si è trasformata in un grande dono.
«Non abbiamo mai avuto dubbi sul percorso intrapreso – dicono i genitori –. Alessia ha vissuto intensamente l’esperienza, la faceva sua, un rapporto speciale e diretto con Gesù Bambino. In Zaira percepivamo un po’ di tensione perché aveva la necessità di maturare questa scelta. Quando la vedevamo un po’ scettica non l’abbiamo forzata, le abbiamo lasciato i suoi tempi. Ci siamo anche detti: “Vediamo come va, altrimenti attendiamo ancora”. Poi negli ultimi mesi ha avuto un cambiamento incredibile».
Giuseppe puntualizza: «Don Andrea Annunziata e i catechisti ci hanno aiutato tanto. Quando eravamo preoccupati, il parroco rispondeva: “Date tempo”. Ci tranquillizzava, ma credo avesse già capito tutto».
Infatti, dopo i primi tentennamenti, Zaira ha cominciato a non mancare ad un incontro, a fare di tutto pur di esserci, anche se c’erano altri impegni: «Si è sentita in una famiglia», ribadisce Elvira.
Un sentimento diventato realtà il giorno del Battesimo e della Prima Comunione: «Eravamo tutti molto carichi. La nostra emozione, la mia e di mio marito, è stata vedere la gioia delle nostre figlie, non solo il giorno della festa, ma anche quelli della preparazione». «Per Alessia – aggiunge il padre – era un segno di Dio, anzi, di Gesù Bambino».
Si sprecano i “segni” che sottolineano questo rapporto speciale. Una domenica mattina, a Messa, la piccola riceve un doppio biglietto per l’estrazione di una maxi scatola di cioccolatini. Decide di restituirne uno, per consentire a tutti i bimbi di poter partecipare al gioco. Al momento del sorteggio viene estratto il suo biglietto: «Questo è un premio di Gesù Bambino che ha riconosciuto la mia onestà», commenterà una volta a casa.
In un’altra occasione si lascia guidare dal Vangelo. Un’affermazione difficile, molto impegnativa e allo stesso tempo di disarmante ingenuità, per una bambina di 9 anni. Durante l’intervista familiare racconta e cita il passo di Giovanni sull’incontro al pozzo di Sicar: «Ho avuto un problema con delle amiche di scuola, ma ascoltando il Vangelo ho capito che bisogna dialogare sempre, aiutarsi e cercare di fare pace, anche se si hanno idee di partenza diverse, come Gesù con la Samaritana».
Le bambine sono entusiaste di quanto stanno vivendo: «“Mamma, noi abbiamo ricevuto dei doni”, mi dicono sempre. Credo abbiano ben chiaro quanto hanno ricevuto», conferma Elvira, riferendosi anche alla storia personale vissuta dalle figlie.
Sensazioni che trovano compimento nelle parole di Zaira: «La Prima Comunione è stata un momento di grande felicità. Non è solo una adesione, ma anche un segno della crescita e un aiuto per la vita quotidiana. L’Eucaristia non vale solo per la vita cristiana, si è cristiani nel mondo».
Un concetto che declina così: «Il momento della festa è stato non solo di gioco, ma di condivisione del dono ricevuto. Quando condividi le cose, specialmente i problemi, e li affronti insieme, tutto diventa più semplice. Con la Prima Comunione – ammonisce – non finisce tutto. Se non continui a vivere la comunità che hai fatto a fare la Prima Comunione?». Un insegnamento per chi riceve i sacramenti e poi scappa, soprattutto gli adulti.
Chiosa Alessia: «Sono stata molto contenta per la Prima Comunione e ringrazio Gesù Bambino per le cose in cui mi ha aiutato. Se ho qualche dubbio vado in chiesa, ascolto il Vangelo, e trovo le risposte a ciò che mi domando. La parrocchia è una seconda casa, ci sentiamo accolte, una famiglia».
Grazie Zaira e Alessia per averci mostrato quanto è bello essere Chiesa.
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