Ci vuole una pausa. Benvenute le prossime vacanze natalizie perché il mondo della scuola ha probabilmente bisogno di tirare il fiato. Come ogni anno lo stop di dicembre è un’occasione per ricaricare le pile, dopo l’avvio – sempre tormentato – dell’anno scolastico.
Tormentato per l’istituzione scolastica, che fa ogni volta i conti con caroselli più o meno intensi di insegnanti, tormentato (ma senza esagerare) per gli allievi e le famiglie, soprattutto per quanti si misurano con il cambio di scuola (elementari/medie, medie/superiori, senza dimenticare l’avvio delle materne), le necessità di nuove organizzazioni personali e familiari.
La pausa natalizia è non di rado un momento importante per raccogliersi e fare il punto, anche sui primi dati dell’andamento scolastico degli studenti.
Quest’anno e in particolare in queste ultime settimane, alimentate dalle cronache, si sono aggiunte le problematiche e le polemiche sulla necessità di una educazione più attenta alle questioni di genere, al rispetto delle persone in generale e delle donne in particolare.
Dal mondo della politica sono venute idee e suggestioni, insieme a discussioni infinite, liti di parte.
Pur non entrando qui nel merito del contendere, la vicenda delle nomine discusse e revocate dal Ministro per le “garanti” per la diffusione a scuola dell’Educazione al rispetto è solo l’ultimo esempio di come il mondo scolastico – che dovrebbe considerarsi per se stesso un patrimonio comune – continua ad essere terreno di scontro tra fazioni. Non fa bene a nessuno.
Ci sono poi le questioni legate ad aspetti propriamente “scolastici”, come i gap di apprendimento evidenziati dai risultati Ocse-Pisa, con la sottolineatura, ancora una volta, di un sistema squilibrato nel Paese, dove Nord e Sud, ad esempio, restano distanti.
Per aggiungere carne al fuoco, ecco il procedere dei concorsi per gli insegnanti e la discussione sollevata da alcuni (ma probabilmente sottotraccia nel pensiero di molti) e semplificabile – come ha fatto un autorevole osservatorio del mondo scolastico – nella domanda: “Perché si continua ad assumere tanti docenti, mentre diminuiscono gli studenti e si chiudono le scuole?”.
Altre suggestioni? Un’indagine giornalistica punta il dito sull’utilizzo degli smartphone a scuola con il dilagare delle sfide su “TikTok”, durante e fuori dalle lezioni. Da notare che l’uso dei cellulari in classe è vietato, ma evidentemente è difficile far rispettare le regole.
Si potrebbe andare avanti, ma fermandosi qui ecco il pensiero sulla necessità di una pausa. Di un po’ di silenzio.
Potrebbe aiutare a riflettere un po’ tutti sul fatto che il mondo scolastico non può essere sempre in preda dei venti, sconquassato di volta in volta da polemiche di parte ed emozioni bollenti legate all’attualità. Se c’è una cosa che dovrebbe essere invece pensata “a freddo” è proprio l’educazione, dove l’intelligenza e l’intenzionalità fanno la differenza.
Non si può riversare ogni emergenza sul mondo scolastico, facendo sembrare che ogni volta occorra intervenire per inventare qualcosa di nuovo, magari dimenticando il molto che già si fa. Illuminante la lettera riportata dal “Corriere”, di una preside “perplessa” sul dibattito legato alle violenze di genere e alle nomine del Ministro.
Una preside che ricorda tra l’altro come “da tempo, molte scuole in Italia stiano mettendo in campo iniziative per contrastare la violenza di genere, nel rispetto dell’età delle alunne e degli alunni, anche all’interno degli obiettivi delle Nazioni Unite, come previsto dalla norma sull’educazione civica”. Insomma, una pausa di riflessione ci sta.
Alberto Campoleoni
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