Tra i momenti più preziosi della mia infanzia un posto d’onore è occupato dalle storie lette ad alta voce in famiglia. Un ritaglio prezioso dello stare insieme, del condividere. Lo stesso ho cercato di fare con le mie nipoti. Un caleidoscopio di immagini e personaggi sedimentati nella memoria, generati da voci amate, divenuti patrimonio familiare da tramandare. Un ricordo felice che ci pungolerà di continuo spingendoci verso un nuovo libro o a riprenderne in mano più e più volte uno caro al cuore.
Non tutti i bambini, purtroppo, per vari motivi, hanno la fortuna di avere in famiglia qualcuno che legga per e con loro. Spesso li affidiamo sbrigativamente ad uno smartphone sperando di colmare quel vuoto, ma sappiamo, in cuor nostro, di aver soltanto trovato un comodo palliativo.
Per questo, quando mi sono imbattuta a Sarno nella storia dei volontari dell’associazione “La Navicella di Minerva”, ho voluto saperne di più. A darmi una mano le sorelle Giuliana e Roberta Morosini, entrambe docenti. Giuliana è volontaria lettrice e operatrice “Nati per leggere” e “Mamma Lingua” nel territorio di Sarno e dintorni, mentre Roberta è vice presidente dell’associazione. A guidare i volontari la passione per i libri e per la divulgazione della lettura ispirata dalla fondatrice, Nunzia, il “capitano”, sorella di Giuliana e Roberta e scomparsa prematuramente un anno fa.
Quanti volontari fanno parte dell’associazione?
«È costituita da 7 soci, ognuno si occupa di un settore. Mentre i volontari lettori, attraverso l’associazione, mettono a disposizione gratuitamente il proprio tempo e le proprie capacità».
Perché è importante leggere ai bambini ad alta voce?
«Leggere ai bambini ad alta voce è importante e rafforza la relazione adulto-bambino. Purtroppo, ci siamo resi conto che non è scontato che nelle famiglie si pratichi la lettura ad alta voce. La risposta che riceviamo dai genitori, spesso, è “non c’è tempo”. Per questo, da tre anni qui a Sarno, ma prima in Toscana dove ci siamo formate, portiamo avanti questa pratica di lettura ad alta voce itinerante e soprattutto ‘condivisa’, con il nostro progetto “Storie in cortile”, proprio per dedicare tempo e raggiungere chi non ha accesso ai libri e alla lettura per diversi motivi.
L’idea è di drizzare le vele della nostra Navicella di Minerva verso le periferie, nei luoghi più remoti dal centro economico e sociale, verso i cortili, parte integrante delle ‘nostre’ storie, dove si snodano per molti di noi i primi passi delle nostre esistenze. Là dove i libri fanno fatica ad arrivare, la Navicella di Minerva salpa e naviga i saperi, leggendo e creando un legame fisico tra chi legge, bambini e genitori. Una navigazione da continuare a casa. Il libro ricorda la scuola ed è percepito come un obbligo. Con le letture ad alta voce, invece, i bambini scoprono che la lettura è un piacere, compagnia, evasione, magia. È libertà».
Quali sono le letture che i bambini preferiscono?
«Noi leggiamo albi illustrati a varie fasce d’età, partendo dai più piccoli (0-3 anni) fino agli adolescenti. Vero è che la fascia prescolare è quella che ha “sete” di storie, soprattutto quelle che contengono orsi, lupi e scritti in rima, soprattutto. Poi, se ci sono albi divertenti, il successo è assicurato!».
La vostra associazione presta la sua opera in ospedale. Una luce in tante ore passate in corsia. Come vivono i bambini ospedalizzati questi momenti?
«Dal mese di settembre abbiamo iniziato a leggere nel reparto pediatria dell’ospedale “Martiri di Villa Malta” di Sarno, con incontri programmati. In verità noi speriamo sempre di non trovare nessuno ma purtroppo non è così! Ogni volta troviamo bambini che hanno problemi di salute. Quello che cerchiamo di fare, è dare attenzione alla persona che abbiamo davanti attraverso un libro, spesso non è la storia che leggi, ma il fatto che si stia lì con loro, sei lì a metterti in gioco e a portarli ‘altrove’ con un libro, lontano dal disagio del posto in cui sono: è la forza del libro, è la forza delle storie. I bambini hanno bisogno di questo, di tempo da trascorrere con loro e attenzione alle loro necessità, di vicinanza e distrazione e i bambini ospedalizzati ancora di più! Una lettura, un racconto di una storia può essere di aiuto ai bambini ricoverati, perché ha un potere terapeutico, riduce lo stress a loro e alle mamme. Dopo aver letto, vediamo proprio un cambiamento di umore, dall’ansia e dalla diffidenza iniziali a una serenità gioiosa. La lettura così diventa quel che è: un atto d’amore!».
Una lettura che non deve mancare in questi giorni?
«Ce ne sono tante, ma ora mi viene in mente “Un Natale Vero”, di Catherine Metzmeyer, una bella storia di amicizia e solidarietà».
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