La Via Crucis diocesana di Nocera Inferiore-Sarno si è svolta ieri sera nella chiesa nocerina di San Bartolomeo Apostolo.
La pioggia battente ha costretto a cambiare il programma iniziale impedendo ai fedeli di ripercorrere all’esterno, nelle strade del quartiere di Piedimonte, le quattordici stazioni che fanno memoria della passione e della morte di Cristo.
Al di là del luogo, però, vivere la pia pratica, questa la definizione del rito, è sempre un modo per riflettere sulla condizione dell’uomo e sull’attualità, anche sociale.
E ieri i testi di commento, ispirati dalle parole “Ecce homo”, tratte dal Vangelo secondo Giovanni e pronunciate dal prefetto romano Ponzio Pilato nel mostrare alla folla Gesù martoriato dalla flagellazione, coronato di spine e ricoperto del manto di porpora, sono del vescovo Giuseppe Giudice.
Un pastore poeta che di frequente, nei suoi interventi, si fonda sul Vangelo per arrivare alle vicende attuali di uomini e donne.
Quante croci
Per ogni stazione parole brevi e incisive. “Quante croci – dice in una preghiera – sono caricate ingiustamente sulle spalle dell’umanità: guerre, deportazioni, violenze, omicidi, tragedie di mare e di terra”.
Commentando la prima caduta di Gesù parla di “quanti cadono nel gioco, nella depressione, nei debiti, nell’usura, nella droga, nella povertà, nella noia”. I mali del nostro tempo.
All’ottava stazione, in cui si ricorda l’incontro di Gesù con le donne di Gerusalemme che piangono per lui, il vescovo parla di “madri, sorelle, spose, abbandonate, umiliate, sfruttate, consacrate, non valorizzate. Piangono lacrime amare e, nonostante tutto, continuano ad inerpicarsi sui tornanti del Calvario”.
Parole che definiscono il coraggio di innumerevoli donne. L’umanità deve riscoprire la dignità e il valore di ciascuno, nessuno escluso: “Fa’– prega ancora monsignor Giudice – che possiamo scoprire il valore unico di ogni uomo e di ogni donna che ci camminano accanto”.
Il male del mondo, però, non ha l’ultima parola. Il vescovo, nelle sue riflessioni, parla molto dell’amore senza fine di Gesù, di perdono, di speranza.
La prospettiva è quella della risurrezione, della luce, anche se “il mondo gira, impazzisce, urla, continua le sue battaglie, le sue guerre, i suoi traffici; noi continuiamo ad affannarci per un pugno di mosche; ci dividiamo per una zolla di terra; ci uccidiamo per amori malati, che ostinatamente chiamiamo amori”.
Da un lato le guerre, dall’altro i femminicidi: espressioni della follia di un’umanità che ha escluso Dio dal suo orizzonte.
La Via Crucis è stata animata dalle parrocchie della forania di Nocera Inferiore.
Le immagini utilizzate per le 14 stazioni sono state riprese dalle formelle del crocifisso ligneo con inserti in madreperla, datato al XIX secolo, custodito nella basilica di Maria Santissima di Materdomini a Nocera Superiore.
Articolo di Giuseppe Pecorelli pubblicato su Il Mattino il 12 marzo 2024