Nell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) viene sancito che “Ogni individuo ha diritto all’istruzione” e che “l’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.
Fornire un’educazione di qualità a tutti figura anche tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, al fine di garantire agli individui equità e qualità nel completamento dell’educazione primaria e secondaria, di ridurre la disparità di genere nell’istruzione e aumentare di conseguenza il tasso di alfabetizzazione della popolazione mondiale. Obiettivi ambiziosi, ma fondamentali perpoter permettere alla nostra società di svilupparsi in modo sostenibile.
Tuttavia, ci sono ancora tanti i paesi nel mondo in cui questo diritto non è garantito a tutti i cittadini. Il contesto africano è uno di questi e il tasso di analfabetismo è ancora estremamente alto. Sono tantissime le persone che non hanno accesso all’istruzione di base, per questo le associazioni di volontariato che scelgono di donare il proprio tempo per aiutare la popolazione africana sono una risorsa estremamente preziosa.
Nel nostro territorio ne figurano di virtuose che ci restituiscono il senso del verbo “donare”. È recente l’ultima esperienza missionaria condotta in Burkina Faso dai volontari del Progetto Famiglia Cooperazione OdV, l’opera di carità della Fraternità di Emmaus, presente già da molti anni nel paese dell’Africa subsahariana. «Tutto è iniziato nel 2003 – racconta Dina Coppola, fundraiser dell’associazione – grazie all’incontro con un sacerdote burkinabé giunto in Italia per un corso di studi, il quale, alla domanda: “Cosa possiamo fare per voi?”, ci rispose “Venite e vedrete”.
Un invito che il fondatore della nostra associazione, don Silvio Longobardi, volle subito raccogliere con un viaggio per conoscere da vicino quella realtà e che il presidente Francesco De Maria continua a portare avanti».
Un impegno tramutato in opere e costellato di strutture dedicate all’accoglienza e alla formazione. Dall’Oasis Sainte Thérèse, sede e casa di accoglienza, al Centro Jean Paul II, cuore pulsante della comunità di Koupéla con oltre 300 studenti iscritti e che grazie alla mensa riesce a garantire almeno un pasto al giorno agli studenti e ai bambini della scuola materna Maison de Rose.
Segni concreti dell’operato dell’associazione e del contributo dei tanti donatori che ne sostengono le attività, anche offrendo la propria professionalità, come nel caso delle cene di beneficenze per raccogliere fondi per il completamento della sala polivalente e della mensa della Cittadella della Carità “Luigi e Zelia Martin” a Saaba: «Qui – spiega Coppola – abbiamo acquistato un terreno di 42mila mq in un’area non lontana dalla capitale Ouaga (Ouagadougou), sede universitaria. Lo scopo è offrire alloggi e accoglienza agli studenti che vogliano proseguire gli studi. All’interno dell’area, inoltre, abbiamo allestito anche dei laboratori per l’avviamento professionale per quei ragazzi e quelle ragazze che vogliano imparare un mestiere. Lo scopo è fornire loro gli strumenti per costruirsi un futuro».
Scuola e formazione sono tra i capisaldi anche dell’associazione Baobab – Amici di Tampellin nata nel 2008 è attiva sul territorio di Tampellin, per assicurare agli abitanti il diritto alla salute ed all’istruzione: «Siamo circa 35 volontari, medici professionisti – racconta la dottoressa Giovanna Vaccaro, pediatra, impegnata in prima linea insieme al marito Salvatore Carrese -. Alle cure mediche abbiamo affiancato subito il nostro impegno per garantire strutture e materiale, oltre che in campo medico, anche in quello scolastico. Nel 2020, grazie anche ai fondi raccolti dalla comunità della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri e al sostegno della missione dei Padri di don Orione, abbiamo inaugurato l’Ècole Maternelle Le Bon Samaritain, che consente a circa duecento bambini di Tampellin di usufruire di locali dove poter svolgere attività didattiche».
A questo, oggi si affianca un altro sogno, quello di una scuola, media e liceo.
«Attendiamo i permessi della Congregazione e il progetto finale – continua –, sappiamo che l’impegno economico sarà notevole, ma a guidare i nostri passi sono sicura che ci sarà il compianto don Enrico Smaldone, al quale, insieme a don Ciro Galisi, abbiamo pensato per l’intitolazione della scuola».
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