Tornare a Medjugorje, che significa fra i monti, è come respirare un’aria sana, non solo perché si raggiungono le cime dei monti quasi a toccare visibilmente il cielo, ma anche perché quell’aria della palude quotidiana a volte diventa nauseabonda e non vedi l’ora di fuggire e purificare i polmoni dell’anima.
Siamo andati a Medjugorje in 27 persone, via aerea e poi con un pullman locale. Organizzazione perfetta dell’agenzia De Marinis di Poggiomarino, con un’accompagnatrice locale, Zora, che ha, non meno di noi sacerdoti, animato spiritualmente il pellegrinaggio mediante la sua testimonianza che ci ha fatto rivivere il mistero e i messaggi delle apparizioni, dal vivo, per il pathos che l’accompagnavano. Abbiamo animato spiritualmente il pellegrinaggio io e padre Antonio Piccirillo.
La salita ai monti Krizevac e Podbrdo è dura per tutti ma è un’esperienza che va fatta per i tanti messaggi che si possono cogliere: la salita alla santità è irta di difficoltà, va fatta insieme per comprendere la necessità del darsi la mano nel salire; è una Via Crucis che va fatta dietro a Gesù, sull’esempio che ci ispira, perché altrimenti ti volti indietro e… “forse è meglio tornare giù”; a volte non sai dove metti i piedi, anzi guarda bene a metterli sulla roccia stabile, per non inciampare nelle pietre mobili, quella roccia è la Parola di Gesù che ti spiega le scelte della vita e le rende stabili.
Alla fine della salita una croce e una tomba vuota a dirti che hai raggiunto la vetta: è una croce gloriosa, però, che si staglia nel cielo tra le nubi dello Spirito, una tomba vuota perché il crocifisso è risorto! E tu con Lui, dopo la Via Crucis della vita presente.
Dall’altra parte, un altro monte, la collina delle apparizioni, sulla cui cima c’è Maria, creatura come te, che, come Madre, dice a noi suoi figli che la Pace si fa. Non senza tanti sacrifici, preghiere e digiuni.
Quando si va da Maria, ovunque, non si torna mai a mani vuote: anche per noi la Madonna ha fatto un miracolo che ci portiamo nel cuore.
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