Per poter raccontarvi della mia esperienza all’edizione 54 del Giffoni Film Festival, tenutosi dal 19 al 28 luglio a Giffoni Valle Piana (SA) e dunque da qualche giorno conclusasi, bisogna spendere qualche parola su cosa sia effettivamente questa creatura di Claudio Gubitosi. Il tema 2024 è stato “L’illusione della distanza”.
Dalla prima edizione del festival sono passati oltre cinquant’anni, in questo tempo Giffoni ha dimostrato (e continua a farlo) che esistono altri modi di pensare e vivere.
È un cinema dove il diverso non viene deriso, dove i film narrano di storie di ogni luogo del mondo, in tutte le lingue, gli stili e le forme possibili all’immaginario, dove tutto viene curato, soprattutto il benessere delle persone che vi partecipano.
Nei luoghi e negli eventi di Giffoni regna la curiositas, vengono posti quesiti all’altro e a sé stessi, alla continua scoperta di prospettive e mondi nuovi. Dare l’occasione di scoprire altre culture, altre forme di pensiero, altri modi di interpretare la realtà che risultano fuori dalla portata, significa creare i presupposti per l’affermazione di un senso di comunità che contrasta qualunque divisione.
Giffoni: non solo film
Giffoni con i suoi sedici dipartimenti dedicati a progetti nel settore della produzione cinematografica, della comunicazione, dell’innovazione, dell’organizzazione di eventi, dell’educazione, è un punto di riferimento.
Un faro in ambito culturale, un luogo in cui si lavora per plasmare i sogni, per captare nuove opportunità, per immaginare un mondo migliore attraverso la nascita di generazioni creative, propense all’ascolto e al dialogo e dare loro gli strumenti per combattere violenza, bullismo, pregiudizi e altre minacce di questo tempo.
Giffoni è un’isola felice che non vorresti mai lasciare una volta finito il festival.
Una lunga frequentazione
Fin da piccola, Giffoni è stata la mia seconda casa.
Grazie al festival ho imparato a sognare un mondo migliore e a volere ogni giorno con il mio operato, con una parola, una frase, un gesto, contribuire a cambiare il presente e costruire un futuro più felice.
Devo davvero tanto a Giffoni. Ha plasmato il mio carattere, permettendomi di relazionarmi con l’altro con più empatia e rispetto.
Da diversi anni sono una giurata del festival e negli ultimi anni faccio parte di una delle sezioni più interdisciplinari, che si articola dai 18 ai 30 anni e che mi ha permesso di dire la mia ed essere ascoltata da rappresentanti delle istituzioni, della cultura, dello spettacolo, da esponenti del mondo della scienza, scrittori, sociologhi e da personaggi che segnano la nostra era attraverso il loro fare.
Gli ospiti
Quest’anno il programma è stato fittissimo: Paolo Bonolis; i protagonisti di “Io Capitano” di Matteo Garrone; il giornalista Paolo Celata; Egidia Beretta Arrigoni, madre di Vittorio Arrigoni, attivista assassinato a Gaza; padre Paolo Benanti, consigliere di papa Francesco sul tema dell’intelligenza artificiale; Nico Acampora con PizzAut; la scrittrice Viola Ardone; Andrea Riccardi fondatore della Comunità di Sant’Egidio; padre Enzo Fortunato; Ermete Realacci; l’astronauta Walter Villadei; la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein; il cardinale Matteo Zuppi; il segretario nazionale di sinistra italiana Nicola Fratoianni; Ema Stokholma; Giuseppe Conte, presidente nazionale del movimento cinque stelle e tanti altri.
Quest’anno una novità grazie alla nuova linfa portata dai podcast. Appuntamenti speciali con quattro tra le principali realtà italiane: Muschio Selvaggio di Martin e Luis Sal; BSMT di Gianluca Gazzoli; Tintoria di Stefano Rapone e Daniele Tinti; De Core di Alessandro Pieravanti e Danilo da Fiumicino.
Ospiti speciali e incontri inediti, tra cui Michela Giraud, Michele Bravi, Maninni e Moreno.
Le parole del cardinale Zuppi
Tra i vari incontri a cui ho assistito e preso parte mi fa piacere condividere quello con il cardinale Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
In visita alla cinquantaquattresima edizione del Festival ci ha detto: «La cosa più importante è guardare con speranza al futuro e da qui nasce molta speranza. Dobbiamo imparare l’accoglienza di cui tra l’altro abbiamo un grande bisogno perché solo così riusciamo a darci un futuro vicendevolmente. Io farei un grande Giffoni perché se un posto piccolo come questo attrae così tanto è proprio perché c’è un grande desiderio di non essere indifferenti e qui c’è una storia di ascolto, di attenzione, di dare fiducia. Se l’Europa diventasse un po’ più Giffoni saremmo più contenti e ritroveremo le varie radici dell’Europa. Qui c’è tanta intelligenza, tanta voglia di partecipazione, di cambiare davvero questo mondo. Qui c’è tanto noi, l’io senza il noi diventa pericoloso».
Giovani in prima linea
Tante sono state le domande poste al cardinale che ha risposto su questioni delicate che investono la Chiesa sempre con il sorriso stampato sulle labbra.
«Mi piace partire da quello che a Lisbona davanti ad un milione di ragazzi il Papa ha detto con tanta insistenza, in maniera chiara e semplice: “Nella Chiesa ci devono stare tutti!”».
Da membro di Azione cattolica posso dire che parole mai furono più giuste. Tutti siamo parte della Chiesa.
Altro incontro che mi fa piacere condividere è quello con padre Enzo Fortunato ed Ermete Realacci: un dibattito sui temi dell’ambiente ma anche sulle politiche migratorie, sullo stato di “salute” della Chiesa, sui giovani e il futuro ma anche sul governo attuale e sulle sue scelte.
Padre Enzo ha detto: «Papa Francesco ha detto una cosa interessante con un’immagine: l’Italia ogni anno perde una città con 200mila persone. Spero che mettiate nei vostri sogni la gioia dei figli e dico che mantenere un cuore da bambino non è una vergogna ma un onore. Ci invita a sognare, ad entrare nell’azione con tanti amici».
Ermete Realacci, dopo aver parlato dei piccoli comuni con un focus sui migranti, ha lasciato una frase di speranza: «La vita è la più bella delle avventure ma solo l’avventuriero la scopre e qui noi a Giffoni come ovunque abbiamo bisogno di un popolo di avventurieri che pensi che il meglio possa ancora venire».
Guardare al futuro da protagonisti
Rifacendomi alle parole appena citate voglio lanciare a quanti leggeranno questo articolo un invito: non bisogna essere spettatori passivi della vita. Bisogna essere parte attiva. Bisogna scendere in campo, essere avventurieri solidali ed empatici. Abbiamo il compito, la responsabilità di lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore.
Che futuro vogliamo donare? Ce la poniamo questa domanda? Il mondo, la Chiesa, sia un luogo in cui tutti – rimboccandosi le maniche, operando per gli altri, sentendosi compresi e facendo sentire gli altri tali – si sentano a casa come avviene al festival del cinema di Giffoni.
Cala il sipario. Ci rivediamo a Giffoni 55!
Anna Ferraioli
Vice giovani di Azione cattolica della diocesi Nocera Inferiore-Sarno
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