Ecclesiam Suam: la prima Enciclica di san Paolo VI oggi compie 60 anni. Un documento dedicato interamente alla Chiesa di Cristo, firmato esattamente 14 anni prima della morte di Giovanni Battista Montini.
Il manoscritto arriva pochi mesi dopo la chiusura della seconda sessione del Concilio Vaticano II, nel tempo dell’inter-sessione, verso il terzo periodo conciliare.
La Lettera si propone di chiarire quanto la Chiesa «sia importante per la salvezza dell’umana società», e dall’altra quanto stia a cuore alla Chiesa che ambedue «s’incontrino, si conoscano, si amino».
Un «messaggio fraterno e familiare»
Un «messaggio fraterno e familiare» imperniato su tre pensieri: approfondire la coscienza che essa ha di sé; confrontare l’immagine ideale della Chiesa con quella reale e riscoprirsi così bisognosa di rinnovamento; la metodologia per attuare il rinnovamento, ovvero delle relazioni con il mondo, del dialogo con la Chiesa e per la Chiesa.
Questo mistero è grande
Una Enciclica dallo stile «esortatorio», dal «tono discorsivo e confidenziale». Paolo VI, infatti, «non vuole offrire un documento strettamente dottrinale perché “il Concilio ecumenico è là per questo”. Egli non vuole turbare la sua opera, ma quasi onorarla e incoraggiarla».
Lo scrive mons. Giuseppe Giudice in Questo mistero è grande, pubblicazione edita da Insieme e D’Amato Editore in occasione del sessantesimo di Ecclesiam Suam.
Il testo del Vescovo di Nocera Inferiore-Sarno fa riferimento alla Lettera di cui oggi ricordiamo l’anniversario della pubblicazione, ma anche le costituzioni conciliari Lumen Gentium e Gaudium et Spes.
Insieme rappresentano un momento di contemplazione dommatica della realtà ecclesiale, al quale deve far seguito, nello studio e nella vita, «il momento missionario, di attuazione della realtà contemplata», scrive mons. Giudice.
L’inizio di un modo nuovo di fare teologia
L’Ecclesiam Suam, «sintesi autorevole delle voci del passato, costituisce l’inizio di un modo nuovo di fare teologia, ecclesiologia; apre la porta a una nuova metodologia ecclesiologica», conclude il Vescovo.
Un libro che vuole essere quasi un ringraziamento al pontificato montiniano, figura a cui mons. Giudice è fortemente legato e ispirato.
E il “Vescovo poeta”, come qualcuno lo ha pure definito, non ha mancato di dedicare una composizione all’Enciclica. Versi che hanno lo stesso titolo del documento firmato il 6 agosto 1964 da Paolo VI.
Salvatore D’Angelo
La poesia
Ecclesiam Suam
È sua la Chiesa.
A noi appartiene
solo come dono
che scende dall’alto.
È sua.
È del Signore.
La sua sposa.
A noi è dato
accoglierla
amarla
soffrire per Lei
soffrire con Lei
soffrire anche qualcosa
da parte di Lei.
È sua la Chiesa.
È dello Spirito.
È Tenda che accoglie la nostra stanchezza.
È gratuità
offerta
alle nostre
povere mani.
È sua la Chiesa.
Le sue origini sono
nella casa trinitaria.
Il suo porto è l’Amore.
Per noi rifugio.
+ Giuseppe Giudice, Vescovo
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