Titina Fattiroso: una vita per l’altro

Immacolata Fattiroso , per tutti Titina, si racconta parlando della propria fede e dell’ideale dell’unità scoperto incontrando la spiritualità del Movimento dei Focolari. «Vivere per l’altro è il dono che Dio mi ha fatto per farmi sentire sempre giovane»
Titina Fattiroso
Titina Fattiroso

Titina Fattiroso quest’anno spegnerà 86 candeline. Un traguardo importante che affida alla volontà di Dio e soprattutto alla Madonna.

L’Eterno Padre e la Vergine Maria sono da sempre il suo faro insieme a Gesù Abbandonato, dimensione che ha sperimentato e approfondito da quando ha conosciuto e sposato l’Ideale del Movimento dei Focolari. Dall’incontro con la spiritualità di Chiara Lubich sono trascorsi 66 anni.

Nel 1958 partecipò per la prima volta ad una Mariapoli, si teneva a Fiera di Primiero. «Un giorno venne a farci visita il vescovo nocerino di allora, mons. Fortunato Zoppas. Fui molto colpita dalla festa che gli fu fatta e lì scoprii sotto una nuova luce la presenza del Vescovo in una comunità. Una presenza che mi rassicurava e faceva sentire pienamente Chiesa», racconta.

Prima c’erano stati solo incontri locali. Celebre il racconto di quando la comunità nocerina nascente si riuniva per mondare cassette di fagiolini per raccogliere i soldi e sostenere chi voleva partecipare alle Mariapoli (incontri estivi promossi dal Movimento dei Focolari, ndr).

La vita

Titina è di Nocera Inferiore, vive nella casa dove e nata e dove si conserva la memoria della sua famiglia. Erano quattro figli. Oltre lei ci sono: suor Maria Chiara, monaca domenicana; padre Rosario, divenuto frate minore e morto qualche anno fa; Carlo, stimato medico.

Ha vissuto sempre con i suoi genitori, Pietro e Carmela. Loro hanno rispettato e toccato con mano la vita straordinaria di una figlia che ha scelto di mettere Dio al primo posto. Titina, infatti, è una “volontaria di Dio”. È una diramazione del Movimento dei Focolari composta da uomini e donne di tutte le professioni e categorie sociali che hanno scelto di seguire Dio radicalmente e liberamente – da qui la parola “volontari” – vivendo nella quotidianità della loro vita la spiritualità dell’unità.

Nel raccontare la sua esperienza cristiana, il primo pensiero va proprio ai genitori: «Erano molto semplici. Mia mamma è stata la mia prima catechista; mio padre, artigiano, un esempio di fede pienamente vissuta».

È in questo humus che si sviluppa il suo dialogo con Dio: «Un rapporto che cercavo di avere a Messa o partecipando alle Quarantore, che era per lo più legato alle pratiche di pietà. Quando ho incontrato il Movimento dei Focolari ho capito che il cristiano, il battezzato, è chiamato di per sé a mettere Dio al primo posto. C’è stata una rivoluzione copernicana: prima c’erano lo studio e le amicizie; ora Dio mi chiamava a metterlo al primo posto qualunque fosse stata la mia strada. Ricordo il momento in cui ho detto questo mio sì a Dio e anche il luogo dove mi trovavo: una sala di incontri durante una Mariapoli a Fiera di Primiero».

Titina Fattiroso con alcune amiche

Una spiritualità che si muove su due dimensioni: «Durante la giornata mi ritaglio un tempo per la meditazione e la preghiera personale, nella quale dono al Padre tutte le mie difficoltà e quelle che mi affidano gli altri. Riscontro che porta tanto frutto. Poi c’è la dimensione orizzontale: amare Gesù nell’altro e anche quando svolgo i miei doveri quotidiani lo faccio sempre per Lui».

Dinamiche che sono cambiate nel tempo: «Nell’infanzia è stato un rapporto semplice, tradizionale. Con la giovinezza ho provato ad allontanarmi, non sono mancate le crisi, poi mi sono ritrovata a riscegliere Dio con una maggiore maturità e intensità».

La svolta è l’incontro con Chiara Lubich: «Venivo dalle fila dell’Azione cattolica, formazione che è stata importantissima. Poi con il Movimento ho capito che Dio mi chiedeva di seguirlo nell’ideale dell’unità». Diventa, quindi, “volontaria di Dio”: «Arriva come esperienza di vita, più che come scelta oggettiva. All’epoca (tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Sessanta, ndr) come età sarei stata una Gen, ma non esisteva questa branca. Io partecipavo a tanti incontri del mondo della scuola. Assorbendo una formazione in tal senso l’ho applicata nella vita e nel lavoro. Ho così sperimentato una pienezza di vita e di fede».

Tanti incontri

In 86 anni di vita, Titina ha incontrato migliaia di persone. Non ha solo sfiorato queste esistenze, le ha segnate in positivo, lasciando una firma d’amore.

«Ho sempre vissuto insieme agli altri. Ho condiviso tanto con chi condivide il mio stesso ideale, un aspetto che dà tanta forza. Un’unità tra fratelli che ti fa avvertire la Sua presenza. Una reciprocità che ho sperimentato con tutti coloro che ho incontrato nella mia vita».

Una vita tutt’altro che in solitudine: «Questi momenti non mancano, ma noi sappiamo che Gesù sulla croce ha vissuto la più grande solitudine, quando si è sentito abbandonato dal Padre. Questo grido, attraverso la spiritualità del Movimento dei Focolari, è stato una grande luce. Per cui quando mi sono sentita sola e in difficoltà ho cercato di abbracciare quel dolore e poi mi sono buttata fuori ad amare nuovamente i fratelli».

E non mancano gli aneddoti concreti, spesso legati alla sua professione: è stata quarant’anni insegnante alle elementari. «Ricordo che una collega mi evitava, io però la salutavo sempre per prima. L’amavo perché vedevo Gesù in lei. Poi siamo diventate grandi amiche. Nei rapporti quello che conta è donare, amare gratuitamente. Vedere Gesù nell’altro mi ha portato a scrollarmi di dosso tanti pregiudizi e condizionamenti. Mi ha fatto sentire libera». Tanti alunni ancora la fermano per strada per salutarla e abbracciarla. Con alcuni si sente regolarmente ed è invitata ai loro matrimoni.

Il rapporto con i giovani

Un rapporto speciale quello con i giovani: «Loro non guardano all’età. Ascolto ansie, turbamenti, dubbi, momenti di buio. Affido tutto a Dio e alla Madonna nella preghiera. Spesso ritornano e riscontro che tante cose sono state superate. Non posso dare risposte, il giovane le ha dentro di sé. Potrà scoprirle ascoltando la voce di Dio se credente, quella dell’amore se non è battezzato, della coscienza se non credente».

E tutti, a prescindere da fede e religione, le chiedono la stessa cosa: «Prega per me», afferma quasi schernendosi. Sembra di sperimentare il salmo 144: Una generazione narra all’altra le tue opere, annunzia le tue meraviglie.

Una fede che rende e mantiene giovani. Il segreto di Titina è «vivere per l’altro, dare sempre spazio all’altro, perché tutto è alimentato dalla fede e dal rapporto con Dio. Credo che questo stile di vita sia il dono che Dio mi ha fatto per farmi sentire sempre giovane».

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