Il tema dell’ottobre missionario, “Un banchetto per tutte le genti”, ci invita a riflettere sull’impegno missionario della Diocesi, sia nei Paesi poveri che nelle periferie delle nostre città.
Il banchetto è simbolo di abbondanza, condivisione e inclusività, ma rappresenta anche una sfida: come possiamo rendere questa tavola accessibile a tutti, abbattendo barriere e costruendo ponti di solidarietà in modo che ogni persona, vicina o lontana, possa trovare posto e sentirsi accolta?
Le missioni nei Paesi poveri continuano ad essere una parte fondamentale dell’opera della Chiesa.
Le comunità cristiane sono chiamate a sostenere i più bisognosi, offrendo non solo aiuti materiali ma anche strumenti per la crescita spirituale e umana.
L’evangelizzazione si accompagna quindi a progetti di sviluppo sostenibile, educazione e assistenza sanitaria.
Le parrocchie della Diocesi possono favorire queste iniziative attraverso campagne di sensibilizzazione, raccolte fondi e gemellaggi con missioni estere, creando un legame diretto e tangibile con le comunità lontane.
L’aspetto materiale della missione non deve però farci dimenticare che l’annuncio del Vangelo resta il cuore pulsante di ogni iniziativa.
Il banchetto di cui parla il tema dell’ottobre missionario non è solo fatto di pane e cibo, ma anche di amore, accoglienza e speranza.
Chi si impegna in missione diventa testimone della misericordia di Dio, portando la Buona Novella a chi è affamato non solo di giustizia sociale, ma anche di senso e di spiritualità.
Oggi, tuttavia, le nuove esigenze missionarie emergono anche dalle periferie delle nostre città che sono spesso luoghi di emarginazione, solitudine e povertà.
In questi contesti, l’evangelizzazione deve farsi prossima, entrare in dialogo con le persone che vivono ai margini, che provengono da culture diverse e che spesso non trovano spazio nella società.
Migranti, senza fissa dimora, giovani senza prospettive: sono loro i nuovi “poveri” a cui la Chiesa deve tendere la mano.
L’impegno missionario della Diocesi, quindi, deve necessariamente rivolgersi anche a questi contesti urbani.
Questo significa non solo offrire servizi, ma creare comunità accoglienti, capaci di integrare, ascoltare e accompagnare chi è in difficoltà.
Le parrocchie possono promuovere iniziative di volontariato, centri di ascolto, momenti di incontro interculturale per favorire il dialogo e l’inclusione.
Un aspetto chiave dell’impegno missionario in Diocesi è riconoscere che, oggi, le frontiere della missione non sono solo geografiche, ma anche esistenziali.
Le periferie non sono luoghi lontani, ma realtà spesso vicine, invisibili a chi vive nella “normalità”. La sfida è sviluppare un nuovo sguardo missionario, capace di vedere Cristo nel volto di chi soffre, di chi è escluso o dimenticato.
La missione non è solo andare verso l’altro, ma anche accoglierlo nella propria comunità, nella propria vita.
Don Aniello Cipriani
Direttore ufficio diocesano Promozione alla mondialità, cooperazione missionaria e Migrantes
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