Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma in modo inequivocabile che: «Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre» (CCC 1022).
Il giudizio particolare, secondo l’insegnamento della Chiesa, è il giudizio che ogni anima riceve subito dopo la morte.
È un aspetto centrale della dottrina cattolica ed è distinto dal giudizio universale, che avverrà alla fine dei tempi, al ritorno di Cristo, quando tutti gli uomini saranno giudicati insieme. Subito dopo la morte, ogni persona è giudicata da Dio.
Questo giudizio è definitivo e riguarda la condizione spirituale dell’anima al momento della morte, cioè come essa si è preparata ad affrontare il destino eterno.
Il giudizio particolare si compie in base alla vita che ciascun individuo ha vissuto, alle sue azioni, alle sue scelte morali, alla sua fede e alla sua adesione o meno alla grazia di Dio.
L’anima riceve un destino eterno che è irrevocabile.
Ci può essere un triplice esito.
Paradiso
Salvezza in Paradiso: per coloro che muoiono in stato di grazia, cioè in comunione con Dio, che hanno seguito il cammino di fede e di amore verso Dio e il prossimo.
Il Paradiso è la visione beatifica di Dio, la comunione perfetta con Lui.
Purgatorio
Purificazione in Purgatorio: per coloro che sono in stato di grazia, ma che necessitano ancora di purificazione prima di poter entrare in Paradiso.
Il Purgatorio è uno stato temporaneo di purificazione dalle conseguenze del peccato, dove l’anima si prepara alla visione di Dio.
Inferno
Condanna eterna: per coloro che, al momento della morte, si trovano separati da Dio, cioè che hanno rifiutato il Suo amore e la Sua grazia in modo definitivo.
L’Inferno è la separazione eterna da Dio ed è un destino di sofferenza per chi ha scelto il peccato e il rifiuto della salvezza.
Giudizio perfetto
Il giudizio di Dio è perfetto e non può essere errato. Dio giudica con giustizia e misericordia perfette, conoscendo la totalità della persona, le sue intenzioni, le sue sofferenze, i suoi fallimenti e le sue virtù.
Ogni persona è giudicata in base alla propria libertà e responsabilità. La teologia insegna che l’uomo è libero di rispondere alla chiamata di Dio e che ogni azione compiuta in vita ha una certa importanza nel determinare il destino eterno dell’anima.
Sebbene Dio sia giusto, la teologia sottolinea anche e soprattutto la Sua misericordia. La misericordia di Dio non annulla la giustizia, ma la compie.
Per esempio, attraverso il Sacramento della Riconciliazione, i peccati possono essere perdonati se il peccatore si pente sinceramente e cerca la grazia divina.
Questo è particolarmente importante per coloro che, pur avendo vissuto una vita di peccato, si pentono prima di morire.
Non annulla il giudizio universale
Il giudizio particolare non annulla il giudizio universale, ma è il primo passo del destino eterno dell’anima.
Al giudizio universale, che avverrà alla fine dei tempi, Dio manifesterà pubblicamente il giudizio su tutta l’umanità, ma ciò che sarà rivelato allora è già deciso dal giudizio particolare.
In altre parole, il giudizio particolare determina il destino eterno di ciascuno, mentre il giudizio universale servirà a rendere evidente davanti a tutti la giustizia e la misericordia di Dio.
Il giudizio particolare è il momento in cui ciascuna anima riceve il suo destino eterno, che può essere la salvezza in Paradiso, la purificazione in Purgatorio o la condanna eterna all’Inferno, in base alla sua risposta al piano di salvezza di Dio durante la vita terrena.
Paolo Morocutti/Sir
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