“Il Mediterraneo deve diventare una grande tenda di pace. Fondamenti per una teologia e una prassi di pace”. Questo il tema della prolusione tenuta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nella cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale (PFTIM), che si è svolta nel pomeriggio di ieri presso la sezione San Luigi di Posillipo.
Sono numerosi gli studenti e i docenti (consacrati, seminaristi e laici) provenienti dalla nostra Diocesi, così come dalle varie diocesi della regione, che quotidianamente frequentano la Pontificia Facoltà Teologica.
Presenti alla cerimonia molti vescovi della Campania, a cominciare dall’arcivescovo di Napoli mons. Domenico Battaglia, Gran Cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica, a cui sono state affidate le conclusioni dopo l’intervento del cardinale.
Ad introdurre la prolusione del cardinale arcivescovo di Bologna l’intervento del preside della Facoltà Teologica don Francesco Asti, il quale ha presentato i principi che animano le attività portate avanti dell’ateneo nelle sue due sedi napoletane (San Luigi e San Tommaso) e nei vari istituti teologici sparsi tra la Campania, la Basilicata e la Calabria.
Una nutrita corale composta da studenti delle due sezioni napoletane a degli istituti ha animato la cerimonia con alcuni canti.
Presente anche il prefetto di Napoli Michele Di Bari, seduto al fianco del sindaco della città partenopea (e neo presidente dell’ANCI) Gaetano Manfredi, il quale in apertura della cerimonia ha rivolto al cardinale Zuppi alcune parole di benvenuto a nome della città.
La prolusione del card. Zuppi
«Un segno forte per la pace viene dalla comunione – ha esordito mons. Zuppi -. Il Papa ci manda tutti, chiede a tutti di essere artigiani di pace. Siamo chiamati all’intelligenza del cuore, quella che fa vedere, capire e scegliere. Siamo chiamati a restare, anche poveri di mezzi, ma svegli nel nostro punto di osservazione. E non possiamo guardare senza lasciarci interrogare».
«Il Mediterraneo è un mare al plurale – ha proseguito poi il presidente della CEI -. Qualche volta ci stiamo abituando a vivere al singolare. Il Mediterraneo deve essere di nuovo il mare nostro, con un noi molto largo».
Riprendendo più volte il discorso tenuto da papa Francesco nella medesima sezione il 21 giugno 2019, il cardinale ha indicato a docenti e studenti della Facoltà «alcuni elementi di ricerca e di sviluppo urgenti e significativi per la ricerca ecclesiale e teologica: il senso della connessione di tutti i fenomeni, il bisogno di un ritorno alle fonti evangeliche, la necessità del senso della realtà storica, lo scrutare i segni dei tempi, una teologia adatta che sia all’altezza delle questioni emergenti, il porsi una domanda esistenziale e spirituale di fondo».
Nell’intervento del cardinale Zuppi anche un forte monito a fuggire il narcisismo accademico e la “pasticceria spirituale”, a uscire dalla logica dei cortili, a non ridurre la storia della Chiesa ad una apologia e a non fare delle accademie ambienti asettici, competitivi e asfittici, sottolineando come ad ogni rinnovamento delle civiltà debba corrispondere un rinnovamento della vita individuale.
L’intervento di mons. Battaglia
«È stato per noi un onore e un profondo dono poter inaugurare questo anno accademico con la presenza e le parole del cardinale Matteo Zuppi, fratello carissimo – ha detto mons. Domenico Battaglia nel suo intervento conclusivo -. Ogni anno, in questa solenne occasione, ci riuniamo per celebrare l’inizio di un percorso di studio e di riflessione, un cammino in cui lo sforzo accademico e la ricerca teologica si uniscono all’esigenza soprattutto di un rinnovamento spirituale. La facoltà teologica è la fucina di una scienza che ancora oggi interroga l’uomo, un focolare che, lungi da speculazioni autoreferenziali, intende rispondere a domande di senso, nelle quali è insito il mistero della felicità stesso. In questo luogo non si cercano cose, ma il senso di esse».
Accorato ed incisivo l’intervento dell’arcivescovo di Napoli, il quale, riflettendo sui venti di guerra che in questi tempi offuscano anche la ricerca teologica, si è chiesto: «È possibile che ancora oggi si continui a giustificare con Dio financo la più efferata violenza? È possibile che il Vangelo di Gesù sia tirato in ballo per giustificare atrocità innominabili? È possibile che si continuino a benedire eserciti e armamenti?».
Infine, guardando alla terra campana, ed in particolare alla città di Napoli, «ferita da un’ondata di violenza che non sembra arrestarsi», mons. Battaglia – che il 7 dicembre prossimo sarà creato cardinale da papa Francesco – ha confidato: «È un dolore immenso dover consegnare alla terra giovani vite stroncate da un’arma da fuoco, spesso brandita da un assassino altrettanto giovane. Ed io, vescovo sia dell’uno che dell’altro, piango la morte della vittima innocente e mi interrogo sulla sorte del colpevole, lacerato da un dolore inesprimibile, quale padre di entrambi, padre di Caino e padre di Abele».
Quindi l’appello alla comunità accademica: «Che la nostra Facoltà non formi soltanto studiosi di teologia, ma educhi veri e propri artigiani di fraternità e artigiani di pace».
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