Chiamati ad organizzare la speranza

Metodo, stile, responsabilità delle figure unitarie in Azione Cattolica al centro dell’incontro nazionale a Roma

Nei giorni scorsi si è tenuto alla Domus Mariae a Roma l’incontro nazionale riservato alle figure unitarie di AC (amministratori, segretari, incaricati Web, incaricati Promozione, incaricati AVE).

L’incontro è stato predisposto in quattro momenti:

•             Il primo, d’introduzione ai lavori e comune a tutte le figure;

•             Il secondo, che ha visto la suddivisione nelle diverse figure unitarie con le relative tavole rotonde;

•             Il terzo, la serata di cultura;

•             quarto ed ultimo, il momento di sintesi in plenaria.

Nel primo momento ci si è calati nella storia e passione associativa. 

Diverse parole accompagnano il momento:

Speranza – Occorre alzare lo Sguardo verso l’Alto, sempre, e incarnare la Speranza, Dio farà grandi cose nella nostra vita. É necessario far risplendere la luce di Dio nella quotidianità. 

Metodo (Stile e responsabilità) – Tutti siamo chiamati a costruire un noi più grande, discernendo le esigenze e le modalità associative. Occorre fare attenzione, affinché l’associazione viva organicamente è necessaria l’organizzazione con verifiche periodiche.

È necessario che tutti noi, nessuno escluso, sia attento al tenere insieme, curando i diversi legami. Altresì è fondamentale far vedere la bellezza dell’incontro con Cristo per rendere viva e attrattiva l’AC.

Per evangelizzare occorre prendere l’iniziativa, luce accesa sui nostri territori. Siamo chiamati in ogni dove, ad amare il nostro servizio, servire da gioia.

Fare Azione Cattolica è semplice, è fatta di preposizioni semplici, con e per, Cristo è il nostro fondamento.

Coinvolgersi – Rileggere la scelta di Bachelet: “Accorciare le distanze, Farsi In-Contro”, soprattutto verso le nuove generazioni che ci guardano. Siamo chiamati necessariamente a distruggere qualche perimetro, il si è sempre fatto così.

Responsabilità – Essere coinvolti nella quotidianità, tutto e tutti richiedono il nostro coinvolgimento. Siamo responsabili insieme agli altri, è sempre un noi organico;

Accompagnare – Attesa e sopportazione apostolica, occorre invocare la santa pazienza. Evangelizzare richiede estrema pazienza, è necessario fare unità, ed occorre iniziare dai lontani. Accompagnare non è frenare, bensì dialogare, trovare soluzioni, andare oltre le paure trovando nuove strade.

Fraternità – Andare verso l’altro e fargli spazio nel mondo. Singolarmente e associativamente ci si gioca tanto. Dalla competizione alla collaborazione, dall’esclusione all’inclusione. Occorre vivere concretamente la fraternità per testimoniarla.

Fruttificare – La Comunità è sempre attenta ai frutti, abituarsi al confronto con la Parola, occorre curare i germogli. I germogli sono qualcosa di piccolo, infinitesimo, sono segni da curare con delicatezza, occorre assorbire l’inquinamento e trasformarlo con aria pulita.  Dobbiamo essere filtri, rispondere al male col bene per edificare.

Ecclesialità – L’Azione Cattolica è Chiesa, siamo costruttori di comunità, l’AC è palestra di Sinodalità.

Occorre allargare gli orizzonti e ogni tanto prendere anche un po’ di pane duro. Siamo nella Chiesa, amiamola.

Festeggiare – La Comunità Evangelizzatrice sa festeggiare ogni singolo passo, ricordiamocelo.

Il secondo momento ha visto la condivisione dei diversi nodi e buone prassi che vivono le diverse realtà territoriali diocesane. Per l’aspetto amministrativo ci siamo confrontati con un vademecum già abbozzato e che abbiamo implementato con le nostre osservazioni. Molte difficoltà accolte in questi anni sono state condivise, ad alcune sono state trovate delle soluzioni, per le altre invece ci vorrà ancora un po’ di tempo per poterle definire e risolvere.

Il terzo momento, quello culturale è stato un momento interessante, ed estremamente piacevole. Visitare le bellezze dei nostri luoghi, di sera, con poco caos veicolare, con delle guide che spiegano le radici della nostra storia non è mai banale, anzi fa apprezzare ancor di più che siamo circondanti da bellezza ogni giorno e non ne siamo consapevoli.

Infine, il quarto momento, la sintesi in plenaria. Ogni tavolo rotondo ha prodotto un sano e proficuo confronto, sintetizzato brevemente in assemblea. Tra le tante belle condivisioni:

•             la comunicazione unitaria è il compito di tutti noi, occorre fare rete con le diverse anime presenti sul territorio, utilizzare ancora la carta stampata per raggiungere tutti (giovani e non), infine non per importanza ricordare e sottolineare le scelte forti dell’Azione Cattolica, in quanto siamo nel mondo;

•             cura dei beni, occorre essere trasparenti, è necessario dialogare, confrontarsi ed edificare buone prassi;

•             amare di più il nostro servizio, essere pellegrini di speranza con l’essenziale, occorre ispirare il calcolo del percorso, rimodularli se fosse necessario. Il camminare insieme (il discernimento comunitario) non è mai tempo perso, dobbiamo continuare a tessere ed essere testimoni;

•             abitare la complessità, anche in modo acceso;

•             la formazione passa dalla forma della comunità, occorre essere artigiani della Com-Unione;

•             i limiti esistono per dirci e ricordarci che siamo creati, non siamo creatori;

•             aiutare l’Associazione ad essere pro-Attiva, andiamo verso il Regno, dobbiamo essere al servizio della missione o non serviamo.

Foto di gruppo

Sinceramente rispetto alle diverse esperienze vissute, non avevo particolari aspettative se non quelle di condividere le difficoltà emerse in questi anni incontrando le associazioni del nostro territorio diocesano, ed eventualmente trovare qualche soluzione.

Però come sempre avviene ci sono sempre delle belle Dio-incidenze che ti accompagnano, che ti riscaldano il cuore e che fanno sì che si possa camminare nonostante tutto, nonostante tutti.

Nel procedere all’introduzione dei lavori è stata sottolineata la necessità di custodire la propria Interiorità e che non dobbiamo mai dimenticare che il nostro fondamento e fine è sempre Cristo. Tante volte nelle nostre realtà amiamo parlare di AC correndo il rischio di mettere in secondo piano Cristo.

Il gruppo di AC

Non ci si salva e non si va mai lontano da soli, fa ricordare un vecchio tema di un’esperienza giovani del Movimento FAC di qualche anno fa, “Mai senza l’Altro”. L’aver ritrovato tante persone care (Simona, Eleonora, Olga, Dalila, Luca, Nicola), a cui se ne sono aggiunte altre (Ottavia, Chiara, Paolo, Licia, Enrico), fa emergere il fatto che è sempre indispensabile riscoprire il dono dell’altro ed essere custodi dell’alterità.     

 Spesso ci lamentiamo che le cose non vanno bene in associazione, puntando anche il dito verso qualche persona e/o situazione, quando invece dovremmo ricordare a noi stessi che l’associazione è fatta di persone, di fragilità e che costruire insieme è molto più difficile, ma siamo chiamati a fare sintesi organica, costruendo e testimoniando il noi.

Visitare l’istituto Paolo VI e la domus Mariae, risultato degli sforzi e dei sacrifici di molti, aiuta a ricordare che siamo parte di una storia, e che tutti noi siamo semplicemente un infinitesimo in questo Eterno fluire.

la lapide di Armida Barelli

Vedere le lapidi in memoria di sorella Armida Barelli e Bachelet, fa riflettere sull’essere consapevoli della scelta che facciamo ogni anno, nel giorno dell’adesione l’otto dicembre ed ogni singolo giorno.

La Mensa domenicale sotto gli occhi di Mammà nella Chiesa della “Domus Mariae” è balsamo per il cuore per ricordarci sempre di più che se non profumiamo di Cristo, la testimonianza resta vuota.

Grazie a chi c’è stato, grazie a chi c’è e a chi ci sarà, con la consapevolezza che siamo chiamati ad incarnare speranza ogni singolo istante.

Michele – AC

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