Il culto di San Nicola gode di un’ampia diffusione in tutto il mondo cristiano. Ancora oggi, sulla sua tomba a Bari, si ritrovano in pieno spirito ecumenico cattolici e ortodossi, segno dell’importanza trasversale del Vescovo di Myra.
La sua figura ha avuto notevole propagazione anche nel Nord Europa, in particolare in Olanda della cui Capitale è patrono; indi da qui fu esportato in America, dando origine alla tradizione ottocentesca del Santo come portatore di doni (identificato laicamente con Babbo Natale).
Al nome di Nicola è legato l’antico borgo di Lettere che con l’omonima chiesa e il celebre castello costituì il nucleo principale della cittadina e dell’omonima diocesi (soppressa, oggi Arcidiocesi Sorrento – Castellammare); non da ultimo è da sottolineare il cognome eponimo molto diffuso in quella zona.
Nella nostra Diocesi il culto ebbe altrettanto forte diffusione se si considera che a Sant’Egidio del Monte Albino esisteva già dal 1409 una Confraternita dedicata al Santo e che lo stesso sia stato scelto come compatrono assieme a S. Maria Maddalena e S. Egidio in una pubblica cerimonia il 16 luglio 1702.
Ad Angri invece l’origine certa del culto di San Nicola risale al 1308, quando il nobile Riso de’ Risi volle edificare una chiesa dedicata al Santo, probabilmente per onorare l’origine della sua famiglia proveniente proprio da Lettere.
Tale chiesa, a navata unica con orientamento tipico est-ovest, fu aperta al culto nel 1321 e da allora costituì un punto di aggregazione per il casale dei “Rafanioli”. Tuttavia questo edificio già dalla sua fondazione fu chiamato “San Nicola deli Risi” per distinguerlo da un altro definito “San Nicola Viecchio ai Giudici”, segno del fatto che quest’ultimo dovesse necessariamente essere più antico. Questa cappella di San Nicola “Vecchio” apparteneva alla famiglia Scafarea e sorgeva nella “Prata deli Judici”, poco distante dall’attuale chiesa S. M. del Carmine. Il documento più antico che la riguarda, una presentazione del Rettore, risale però al 21 dicembre 1489, cioè quasi due secoli dopo la fondazione dell’altra chiesa.
Estintosi probabilmente il ramo dei primi proprietari (gli Scafarea), dopo il 1554 essa passò alla famiglia Corcione, ma rapidamente cadde nell’oblio, forse offuscata dalla nascente chiesa del Carmine, eretta a partire dal 1611 dai Padri Camaldolesi.
La Chiesa di San Nicola “deli Risi” invece continuò il suo lungo cammino, sempre sotto il patronato della famiglia che l’aveva fondata tanto da mutare il nome al casale (da Rafanioli a Risi). Nelle Sante Visite essa viene presentata come una dipendenza della Collegiata di San Giovanni Battista, tuttavia sempre di patronato.
Descritta come una chiesa semplice, priva di grandi decorazioni, la sua storia recente si fonde indissolubilmente con il vicino convento delle Suore Compassioniste.
Esse nel 1875 entrarono in possesso di un lascito da parte della famiglia Graziano, famiglia che possedeva assieme ai d’Antonio un altare di patronato nella Collegiata dedicato originariamente a San Nicola (un’ulteriore conferma del radicamento del culto). La Congregazione fondata nel 1869 a Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia, dalla Beata Maria Maddalena Starace, fu aiutata nei primi tempi dal giovane Alfonso Maria Fusco, che sarà anche cappellano del primo ordine monastico angrese prima di fondare nel 1878 le Suore Battistine.
Tuttavia la piccola chiesa, sebbene tenuta in cura dalle Suore e canonicamente dipendente da San Giovanni, continuò ad essere di proprietà privata: era nel possesso della famiglia De Clario, Baroni di Finocchito, che ne nominavano il Rettore (l’ultimo di loro nomina fu Giuseppe Greco, amico del giovanissimo Enrico Smaldone) finché non decisero di donarla alla Diocesi nocerina nel 1911. Negli anni che seguirono le Suore provvidero ad arricchirla anche grazie al concorso dei fedeli della popolosa strada, con una statua del Santo eponimo e di San Raffaele, oltre a due dipinti rappresentanti l’Ecce Homo e l’Addolorata.
Negli anni ’40 si provvide ad un radicale restauro con l’apertura di una porta sul lato destro della chiesetta, in modo da essere di facile accesso al Convento al quale in virtù di tali accorgimenti il 10 settembre 1946 ebbe in dono dal Vescovo De Angelis la proprietà esclusiva della Chiesa. Sostanzialmente nulla era cambiato, poiché di fatto già dall’impianto del Convento la gestione ordinaria era demandata alle Suore, presso la cui scuola molte generazioni di angresi si sono formate.
Intorno al 1966 furono completati anche i nuovi lavori decorativi, affidati a Lorenzo Iovino, celebre pittore locale che da poco aveva completato il grande ciclo sulla vita del Battista nel transetto della Collegiata angrese. Alla mano di Iovino si deve l’intero catino absidale di San Nicola rappresentante il primo da sinistra l’episodio in cui San Nicola riportò alla vita tre bambini uccisi, il centrale l’Eterno Padre e l’ultimo la Madonna in trono con i Sette Padri fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria (lo stesso a cui appartengono le Compassioniste).
Inoltre, secondo i dettami conciliari, la Chiesa è stata adeguata alla nuova liturgia. Dalla Santa Visita del 1921, ricca di notizie tra cui la presenza di due altari, uno dedicato alla Madonna del Rosario e l’altro a San Raffaele, sappiamo che vi si celebrava una sola Messa al giorno, al mattino presto, consuetudine che è rimasta per le Suore che hanno attualmente don Salvatore Fiocco come loro cappellano. Da fine ottobre 2024 inoltre con l’insediamento della nuova Superiora, suor Iole Fabbiano già Superiora fino al 2008, la chiesa è quotidianamente aperta per la recita del Rosario dalle 18 alle 19. Questo momento di preghiera diventa anche un’occasione per rivedere o conoscere un pezzo del nostro patrimonio religioso, da molti ignorato.
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