Ci vogliamo soffermare questo mese sul capitolo 4 dell’evangelista Luca, che ci permette un approccio antropologico, come evidenzia don Giacomo Morandi nel testo “Ti darò tutta questa potenza: le tentazioni di Gesù (Lc 4,1-3), in Spirito e vita”.
«Le tentazioni mettono alla prova Gesù, attentando alla sua umanità; dunque, al suo essere a immagine e somiglianza di Dio: e Gesù reagisce custodendo austeramente e con vigore la propria umanità, senza scendere nel subumano e senza innalzarsi nel sovrumano» scrive Luciano Manicardi, monaco di Bose.
La vicenda è narrata da Luca subito dopo il racconto dell’infanzia ed è ambientata nel deserto. Il deserto, nella Bibbia, assume un significato storico-salvifico che costituisce l’esperienza religiosa di Israele; esso, terra sterile e inabitabile, è opposto alla terra abitata, come la maledizione alla benedizione. Il deserto è per Israele, allo stesso tempo, sia il luogo della prova e dell’infedeltà, sia il tempo dell’amore e delle meraviglie di Dio.
Le tentazioni sono un vero e proprio test dell’autenticità dell’identità di Gesù quale Figlio di Dio e della qualità della sua relazione con Dio. Gesù supera il triplice test rispondendo proprio con la Parola. Infatti, come uomo guidato dallo Spirito, come Figlio dell’alleanza sottomesso alla Torah, supera le tentazioni mostrando di aver obbedito alla Parola e di averla adempiuta. Le tentazioni aprono e conducono tutto il ministero di Cristo.
«Non visioni celesti, ma la visione della possibilità del male che attraversa il proprio cuore: questa è l’azione a cui Gesù è guidato dallo Spirito. Perché il luogo della tentazione, per Gesù come per ogni uomo, non è tanto il deserto, ma il cuore, che conosce le aridità e i miraggi del deserto, il cuore che subisce la seduzione e gli inganni del sacro e del religioso, il cuore che nutre illusioni di altezza e di gloria – scrive Luciano Manicardi –. […] E Gesù affronta le tentazioni aderendo fedelmente alla sua realtà umana e creazionale, restando uomo e umano, custodendo il suo cuore di carne».
Luca mette in risalto la piena umanità del Figlio di Dio. Infatti, la risposta di Gesù: «Non di solo pane vivrà l’uomo» (Lc 4,4) serve a mettere in evidenza il carattere umano di Gesù. Per lo stesso motivo, viene eliminata la scena degli angeli che servono Gesù. Cristo si comporta come qualsiasi altro uomo, la cui esistenza è nelle mani di Dio. L’evangelista tende a sottolineare che Gesù ha come unica norma della sua attività messianica la volontà del Padre. Per questo Egli rifiuta la proposta di satana di mettere la funzione messianica e il potere miracoloso a servizio personale del Messia.
La notazione temporale dei quaranta giorni è piena di contenuti simbolici per l’uomo biblico. Gesù ha fame dopo quaranta giorni di digiuno ed è a questo punto che viene tentato in quella passione insita nella corporeità dell’uomo e che può diventare, come abbiamo visto, un vizio capitale: la gola. Tema questo che affronteremo nel prossimo appuntamento con la rubrica.
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