In un mondo che spesso fatica a includere le diversità, suor Antonella D’Auria si distingue per la sua dedizione verso le persone con disabilità, in particolare quelle affette da sordità. La sua storia è un intreccio di vocazione, passione per la lingua dei segni e impegno pastorale.
La sua sensibilità verso il mondo della disabilità si è sviluppata fin da giovane, grazie al contatto con un bambino disabile, fratello di una sua amica. «Per me stare con una persona disabile è sempre stato naturale, forse più che con i normodotati», racconta. Il suo incontro con la lingua dei segni è avvenuto per caso, grazie al fidanzato di sua cugina, che l’ha introdotta a questo mondo. Quell’esperienza l’ha spinta a laurearsi in Scienze dell’Educazione, concentrandosi sul sordomutismo e sulla lingua dei segni nella scuola.
Dopo la laurea, suor Antonella ha lavorato nel sociale, collaborando con una cooperativa per la disabilità. La sua passione si è poi intrecciata con la vocazione religiosa, portandola a dedicarsi pienamente al servizio del prossimo.
Durante il suo percorso religioso, suor Antonella ha incontrato suor Veronica Donatello, una delle poche suore in Italia a occuparsi di pastorale per persone sorde e disabili. Questo incontro è stato determinante: «L’ho visto come un grande regalo da parte del Signore». Grazie all’incoraggiamento di suor Veronica, suor Antonella ha frequentato un’Accademia di interpreti di lingua dei segni, ottenendo la qualifica di assistente alla comunicazione e interprete professionista.
Con queste competenze, ha avviato iniziative come le Messe tradotte in lingua dei segni e percorsi spirituali per persone sorde. «Abbiamo formato un gruppetto e iniziato a celebrare Messe insieme. La cosa più bella è stata permettere a persone che non si erano mai confessate di accostarsi al sacramento della Riconciliazione», ricorda.
Le sfide dell’inclusione
Nonostante i progressi, suor Antonella sottolinea le difficoltà nel coinvolgere persone sorde e disabili nella vita della Chiesa. La sordità, definita “disabilità invisibile”, rende spesso difficile creare condizioni per una piena partecipazione. «Se nella tua parrocchia non vedi persone con disabilità, devi chiederti dove siano. Non è possibile che non ci siano», afferma.
Sta lavorando per sensibilizzare le comunità parrocchiali attraverso locandine e annunci sui social, ma riconosce la necessità di un impegno più strutturato da parte della Chiesa locale, come il coinvolgimento dell’ufficio diocesano per la disabilità.
Suor Antonella sogna una Chiesa in cui nessuno sia escluso. Il suo obiettivo a breve termine è tradurre celebrazioni e sacramenti ovunque ci sia bisogno, mentre a lungo termine spera in parrocchie accoglienti per sordi, disabili e normodotati. «Il mio desiderio è far sì che queste persone non solo partecipino, ma diventino protagoniste della vita parrocchiale», spiega.
Conclude con una riflessione carica di speranza: «Se nella tua parrocchia non vedi una persona con disabilità, allora manca un fratello. Il Signore non mi spenga mai questa domanda nel cuore».
La storia di suor Antonella è un invito a guardare con occhi nuovi il prossimo e a impegnarsi per una società e una Chiesa davvero inclusive, dove nessuno si senta lasciato indietro.
Don Andrea Annunziata
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