Per sempre Chiara

A un mese dalla morte della giovane madre, morta dopo il parto, la comunità dell’Agro è ancora sconvolta da una tragedia che atterisce e fa riflettere. Il ricordo nell’editoriale di Salvatore D’Angelo
Foto di Enrique da Pixabay

Chiara si è addormentata per l’eternità il 14 febbraio, il giorno di San Valentino. La festa dell’amore per suo marito e i suoi cari si è trasformata nel giorno più triste, doloroso, interminabile. Avrà per sempre 37 anni. Continuerà a vivere nel ricordo della sua famiglia. A camminare con le gambe del bambino che ha dato alla luce, ultimo dono dalla sua esistenza.

Chiara era una donna gentile, precisa, disponibile. Mai fuori dalle righe. Sensibile. Negli anni le nostre strade si sono incrociate per amicizia, in iniziative parrocchiali, diocesane o associative.

Il suo ricordo è vivido in quanti l’hanno conosciuta, anche solo sfiorata, lungo le strade della nostra Diocesi, delle nostre città. Ha attraversato «la porta stretta, anzi strettissima», ha scritto il vescovo monsignor Giuseppe Giudice nella lettera che ha inviato alla famiglia in occasione dei funerali. Una morte inspiegabile, che lascia attoniti, con i nostri dubbi, le nostre paure, i nostri punti interrogativi. «Ma, nonostante tutto, sappiamo che quella porta non è solo stretta, ma è anche Porta della Speranza», le parole del pastore.

La Procura ha aperto una inchiesta per fare chiarezza sulle cause della morte di Chiara Pagano. Sarebbe deceduta in conseguenza a sospette complicanze legate alla gravidanza. Quando è stata portata in ospedale c’è stato il tempo di far nascere il bambino, ma le sue condizioni erano già critiche, irreversibili. I familiari hanno sporto denuncia per capire se ci sono responsabilità terze rispetto a quanto accaduto. Circostanze che andranno chiarite per dare una spiegazione a qualcosa che appare senza motivo.

In foto Chiara Pagano

Nel 2025 non si può morire di parto. Una cosa assurda in passato, figurarsi ora con sensibilità cliniche e dotazioni tecnologiche che ci fanno essere nel futuro. Una tragedia che atterrisce e fa riflettere. Che richiama ad una maggiore attenzione al mondo degli ospedali, delle case di cura, dell’assistenza di base e specialistica. Sulla sanità gli investimenti non sono mai sprecati, superflui.

L’Italia ha un servizio sanitario nazionale che, seppur ammaccato, consente a tutti di potersi curare ed essere assistiti. Uno sforza mai esaustivo e mai inutile. Anzi, richiede di compiere sempre passi in avanti. Ne va della salute della comunità, della sicurezza e tutela di vite proiettate verso il domani.

Chiara era sicuramente una di queste: non ripiegata su sé stessa; pronta a tendere una mano; protesa verso l’altro. Fa riflettere uno dei suoi ultimi messaggi pubblicati su Facebook, era la prima domenica di Avvento, il primo dicembre 2024. «C’è un senso nell’attesa, lo stesso che c’è nella promessa, il senso di sapere già una parte della meraviglia che ci aspetta». Un testamento spirituale che ci spinge a scorgere la meraviglia anche nella tempesta, certi che Chiara la rivedremo un giorno nel chiarore del mattino di Pasqua.

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